Dimissioni a catena di massimi esponenti Nazionalisti e richieste di dimissioni al Segretario del partito Delia da parte di diciassette parlamentari “ribelli”. Il PN è allo sbando e raggiunge un minimo storico nei sondaggi. Mentre Robert Abela vola.
«Non ho niente da rimproverarmi e continuerò a lavorare dando il massimo», ha dichiarato Adrian Delia durante l’intervista a Xarabank di venerdì scorso.
È così che il leader del Partito nazionalista ha risposto alle pressanti richieste di dimissioni arrivate dai parlamentari del suo partito.
Delia ha dovuto affrontare un vero e proprio “tsunami” di ribelli, scatenati da un sondaggio pubblicato domenica scorsa dal quotidiano MaltaToday, che mostrava gli «indici di gradimento» dei politici. Mentre il neo premier Robert Abela incassava un solidissimo 62,5% di consensi, l’opposizione nazionalista si ritrovava con il più basso voto di fiducia degli ultimi due anni (13,5%).
Secondo l’influente parlamentare nazionalista Jason Azzopardi, che è anche il legale della famiglia Caruana Galizia, la reazione di Delia è «incurante della volontà della maggioranza parlamentare».
Azzopardi fa riferimento al meeting nazionalista dello scorso mercoledì, quando ben 17 deputati nazionalisti hanno chiesto a Delia di considerare seriamente la possibilità di abbandonare il ruolo di leader tenendo conto di quanto emerso dal sondaggio, dell’interesse del partito e soprattutto del bene del Paese.
Ma le aspettative dei “ribelli” sono state immediatamente stroncate dalle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Delia alla stampa subito dopo l’incontro: «continuerò a guidare il partito fino alle prossime elezioni».
Il dissidio interno è poi sfociato in una reazione a catena, che ha visto dimettersi il vice Presidente del partito Robert Arrigo insieme al Segretario generale Clyde Puli e al Presidente del Consiglio generale Kristy Debono.
«L’odio è ormai radicato. Ha raggiunto tutti gli strati del partito», scrive Arrigo nella dura lettera di dimissioni presentata lo scorso giovedì mattina.
A calmare le acque l’intervento irrituale del Presidente della Repubblica George Vella, il quale ha sottolineato che non sussiste alcuna “prova concreta” del fatto che la maggioranza dei deputati parlamentari del partito nazionalista non sia più disposta a sostenere Delia.
La parola “fine”, per ora, l’ha messa Delia: «questo partito ha uno statuto. Se ad ogni sondaggio dovessimo far dimettere il leader di un partito, il nostro sistema politico non funzionerebbe».
A Xarabank ha confermato poi di aver accettato di implementare alcuni cambiamenti strutturali all’interno del partito proposti dall’ex ministro Louis Galea entro la fine di marzo: «la nostra sfida più grande è fare in modo che il Partito nazionalista non venga più controllato da una cerchia ristretta di persone convinte di avere una specie di diritto divino [di esercitare il potere]; puntiamo a restituire il partito al popolo. […] Al di là della leadership e delle strategie, se riusciamo a convincere le persone del fatto che potranno vivere meglio sotto un governo capeggiato dal Partito nazionalista, allora inizieremo a vedere qualche segno di progresso».