Sulla tragedia che si è consumata venerdì scorso al largo delle coste maltesi, SAR Malta Network ha chiesto l’avvio di una inchiesta pubblica per far luce «sull’inutile perdita di vite umane che aggiunge altre cinque vittime alle 2.500 persone annegate attraversando il Mediterraneo centrale nel 2023».
L’imbarcazione carica di 34 migranti provenienti da Egitto, Siria, Ghana ed Eritrea si trovava in mare da tre giorni prima di lanciare una richiesta di aiuto alle autorità maltesi, ma purtroppo è finita per capovolgersi durante le operazioni di salvataggio trascinando in acqua le persone a bordo.
Dei ventinove superstiti, otto sono stati trasportati in ospedale per ricevere cure mediche, mentre gli altri sono stati immediatamente trasferiti nel centro di detenzione di Hal Far, «un luogo tutt’altro che appropriato per offrire supporto psicologico e assistenza» a chi è appena sopravvissuto a una tragedia in mare in cui sono morte delle persone.
Tuttavia, gli attivisti hanno dichiarato di aver “apprezzato” il cambio di atteggiamento delle autorità maltesi che, questa volta, a differenza di quanto accaduto negli ultimi anni, hanno deciso di dispiegare le forze per intraprendere una missione di soccorso come richiesto, peraltro, a ogni Stato, dal diritto internazionale.
«Accogliamo con favore anche la rottura della segretezza che circonda queste operazioni di salvataggio, con i commenti pubblici rilasciati delle Forze Armate maltesi sui dettagli fondamentali del caso» si legge nel comunicato diffuso da SAR Malta Network, che prosegue dichiarandosi “fiducioso” che questo atteggiamento diventi una «normale prassi» per casi analoghi.
Però, c’è un però. Gli attivisti sottolineano questioni di carattere “urgente” da indagare e rendere pubbliche, al fine di offrire trasparenza e delineare le responsabilità. Nello specifico: le tempistiche con cui si sono svolte le operazioni di salvataggio e le motivazioni per le quali i migranti in difficoltà non sono stati soccorsi prima; chiarire se sono state seguite le procedure standard di ricerca e salvataggio, compresa la disponibilità di un RHIB e la comunicazione con le persone a bordo; chiarire come la condotta durante questa operazione di salvataggio sia il risultato della continua incapacità di Malta di prestare aiuto all’interno della sua zona SAR.
In conclusione, SAR Malta Network chiede a gran voce alle autorità locali l’avvio di un’inchiesta pubblica e completa ai sensi della legge sul tema, e che i sopravvissuti del naufragio siano immediatamente rilasciati dalla condizione di detenzione in modo che possano ricevere supporto e cure adeguate.