È una dura battaglia legale quella messa in atto da Sandra Bermingham, vedova di Paul Bermingham, il turista deceduto il 14 gennaio 2016 nel Regno Unito a causa della legionella, un’infezione contratta mentre trascorreva le vacanze invernali in un agriturismo a Gozo con la moglie ed i due figli.
A confermarlo ci sarebbe il certificato di morte dell’uomo depositato in tribunale dall’avvocato della famiglia della vittima, che ora cerca giustizia e chiede che Airbnb si assuma le responsabilità della tragedia provvedendo al risarcimento dei danni.
I Bermingham si erano infatti affidati alla celebre piattaforma online, dedicata alla prenotazione di case vacanza, per organizzare il proprio soggiorno effettuato presso un agriturismo gozitano tra il 24 dicembre 2015 e il 2 gennaio 2016. Una pausa invernale trasformatasi nel peggiore degli incubi e conclusasi con il decesso del padre di famiglia, Paul, che secondo i referti del medico legale sarebbe morto in seguito all’infezione contratta dall’acqua contaminata nella vasca idromassaggio della struttura ricettiva.
A distanza di sei anni, la vedova, rimasta sola con due figli, è più che mai determinata a proseguire nel contenzioso con il colosso statunitense degli alloggi vacanze, e si è rivolta al web dando il via ad una raccolta fondi sul sito web Go Fund Me nella speranza di racimolare donazioni utili a trascinare Airbnb in tribunale.
Da quando è morto il marito, Sandra Bermingham ha infatti sostenuto di aver «combattuto contro la mega azienda Airbnb e i suoi grandi studi legali per ottenere il risarcimento poiché la stessa compagnia nega qualsiasi responsabilità». La donna, sostiene di aver inviato diverse lettere alle quali gli avvocati di Airbnb avrebbero risposto affermando che nonostante la famiglia si sia affidata al portale online per affittare la casa vacanza, lo stesso portale non può ritenersi responsabile dell’accaduto.
«È un incubo» prosegue la dichiarazione di Bermingham scritta nella pagina dedicata alla raccolta fondi, «Airbnb non ha indagato su questo caso e non ha mai offerto alcun tipo di supporto alla mia famiglia. Nessun compenso è stato ricevuto e io sono da sola per ottenere giustizia per quello che è successo. Dal momento che non mi arrenderò, ho bisogno di fondi per i procedimenti giudiziari per combattere Airbnb a Malta al fine di ottenere un risarcimento».
Rimasta sola con due figli da crescere, Bermingham sembra aver dovuto fare i conti anche con le ripercussioni psicologiche causate dalla vicenda, che non le hanno consentito di lavorare, costringendola così a lasciare il Regno Unito per fare rientro in Nuova Zelanda, sua terra d’origine.
Infine, la donna conclude affermando: «Voglio che il mondo sappia come funziona Airbnb, guadagnando tonnellate di soldi dalle nostre spalle rinunciando a qualsiasi responsabilità quando le cose vanno terribilmente male nelle case sulle quali guadagnano miliardi».
Nel frattempo, Airbnb sembra aver reagito alle dichiarazioni rilasciate da Sandra Bermingham, e tramite Times of Malta ha fatto sapere di aver immediatamente preso provvedimenti dopo essere stata informata che un uomo era deceduto a causa dell’infezione da legionella contratta durante le vacanze, rimuovendo l’agriturismo dall’elenco delle strutture disponibili sul portale online.
«La sicurezza della nostra community è una priorità e con oltre un miliardo di arrivi di ospiti negli annunci di Airbnb fino ad oggi, gli incidenti isolati sono eccezionalmente rari» ha affermato la società, esprimendo profondo rammarico per il tragico incidente e dichiarando di essere in contatto con i rappresentanti della famiglia.
Non resta quindi altro da fare che stare a guardare quali saranno i prossimi sviluppi sulla vicenda, sperando che si possa presto giungere ad una risoluzione definitiva sulla morte di un uomo la cui famiglia è in attesa di risposte da ben sei anni.