Domenica 6 marzo, un folto gruppo di donne e sostenitori dei diritti delle donne hanno marciato per le strade di Valletta in occasione della Giornata Internazionale della Donna organizzata da Moviment Graffiti, Young Progressive Beings, Women’s Rights Foundation e Doctors for Choice, con l’obiettivo di sottolineare quanto ancora gli stereotipi di genere, le molestie sessuali e la violenza siano tematiche fin troppo presenti nella vita di tutti i giorni.
«Le donne sono stanche di sentire parole vuote, ed è tempo di azioni più concrete che facciano davvero la differenza nella vita delle donne», hanno fatto sapere le organizzazioni nel corso della manifestazione intitolata, appunto, “Giornata della donna ogni giorno: meno parole più azione”.
I manifestanti hanno richiesto quindi una maggiore responsabilità da parte di coloro che sono responsabili della sofferenza delle donne che continuano ad essere vittime di ingiustizia da parte di una società che, nel tempo, ha normalizzato la violenza di genere in tutte le sue forme, piuttosto che proteggere chi la subisce.
Anche coloro che non sono gli autori diretti della violenza si rendono complici attraverso il loro silenzio e la mancanza di responsabilità, hanno affermato le organizzazioni scese in piazza a Valletta, richiedendo una serie di cambiamenti nella legge e a livello culturale e sociale. «Sradicare gli stereotipi non è un compito facile. Le parole sono a buon mercato. È l’azione che è necessaria per portare il cambiamento in tutte le sfere della società».
La manifestazione si è svolta circa una settimana dopo che Rita Ellul, una donna donna maltese di 47 anni, è stata trovata senza vita nel letto dell’abitazione del suo compagno, Lawrence Abina, un trentenne di nazionalità ghanese, che in tribunale si è dichiarato non colpevole del presunto omicidio.
Senza dimenticare la terribile vicenda di Paulina Dembska, la giovane donna strangolata e violentata ad inizio anno agli Independence Gardens di Sliema. Il presunto assassino, il 20enne Abner Aquilina, non si è presentato in aula nella seconda seduta del processo a suo carico dopo aver minacciato di usare “poteri demoniaci”.
«È la prima settimana di marzo, eppure due famiglie hanno dovuto seppellire le loro figlie uccise per mano di uomini violenti. Le morti di Paulina Dembska e Rita Ellul ci ricordano in modo inquietante il mondo in cui viviamo, gli atteggiamenti che affrontiamo, i pericoli posti sia da volti familiari che da sconosciuti. Siamo nella prima settimana di marzo, e quante donne sono state molestate per strada, a casa o al lavoro quest’anno?» ha affermato Emilie Galea, un’attivista di Young Progressive Beings nel corso del suo lungo discorso davanti al Tribunale di Valletta.
Presente anche Lara Dimitrijevic, presidente di Women’s Rights Foundation, che ha sottolineato quanto «Ovunque, ogni giorno, le donne soffrono della mentalità patriarcale e delle culture misogine che creano ostacoli al loro lavoro, alla loro vita, ai loro diritti come esseri umani. Sottopagate, non rappresentate, sottovalutate e non apprezzate, ogni giorno, le donne vivono il sessismo e le molestie che ne derivano, nelle loro scuole, nei luoghi di lavoro e nelle strade».
«Dimentichiamo che fino ai primi anni ’80 una donna che lavorava secondo il governo avrebbe dovuto dimettersi quando si sposava; dimentichiamo che fino a pochi anni fa una donna non poteva guidare un autobus. Dimentichiamo anche che fino ai primi anni ’90 il marito era ancora considerato dalla legge come il capo della famiglia e che una donna era considerata un cittadino secondario anche quando si trattava di decisioni riguardanti i figli che metteva al mondo e allevava» ha ricordato, tra le varie tematiche messe in campo, Angele Deguara di Moviment Graffitti.
La marcia per la giornata della donna è stata sostenuta dalle organizzazioni aditus foundation, Migrant Women Association Malta Doctors for Choice, Women for Women, Foundation Malta Humanist Association, Malta Women’s Lobby, Integra Foundation, Għajjejt u Xbajt, Dance Beyond Borders, Alleanza Kontra l-Faqar.