Per l’associazione dei costruttori maltesi il ruolo degli stranieri, comunitari e non, è cruciale per sostenere la crescita.
Italiani, svedesi, libici, inglesi, giapponesi, somali, secondo Malta Developers Association hanno tutti qualcosa in comune: sono essenziali per consolidare gli attuali ritmi dell’economia maltese.
I costruttori maltesi, ribadendo l’importanza degli stessi lavoratori per il loro settore, evidenziano come questi stiano largamente contribuendo al sistema di previdenza sociale maltese e pagando tassazioni dirette e indirette tramite i consumi.
Il contributo crescente dei lavoratori stranieri ha così permesso, e permette tutt’ora, di tenere il passo con le economie più avanzate, ragion per cui MDA afferma che qualsiasi misura atta a ostacolare il loro afflusso nell’arcipelago significherebbe ostacolare la crescita dell’economia maltese.
Ma, se l’apporto degli stranieri a Malta appare quindi come univocamente “Win-Win” – ovvero positivo per il Paese di partenza dei lavoratori in quanto incapace di garantire un’occupazione adeguata ai suoi cittadini, in primis ai suoi giovani, e per l’economia maltese, che fatica a garantire la manodopera e il know-how richiesti dai suoi incalzanti ritmi di crescita – in realtà, come in larga parte dell’Occidente, continua a dividere l’opinione pubblica maltese.
In occasione della Festa dei Lavoratori infatti, il leader del PN, Adrian Delia, ha messo in guardia il Paese dal rischio di “rovina socio-culturale” in assenza di un’adeguata gestione dell’afflusso di lavoratori dall’estero, mentre il Primo Ministro, Joseph Muscat, ha replicato rimarcando la posizione di apertura del PL nei loro confronti, definendoli necessari e auspicando il consolidamento di una società maltese cosmopolita.
Le diverse posizioni politiche in merito si riflettono anche sulla popolazione locale, come è facile constatare dai commenti sui social media, in buona parte polarizzata tra chi ne esalta la funzione economica e chi si oppone alla paventata “invasione”.
Ma sono tanti anche coloro i quali puntano il dito, non contro i lavoratori, ma verso un sistema che permette di fare “grandi affari sulle spalle di migliaia di lavoratori stranieri sfruttati e sottopagati”, accusando la logica economica dei “bassi salari che portano gli affitti alle stelle”, perchè il limitato territorio maltese “non può sostenere certi numeri, indipendentemente da come gira l’economia”.
Alcuni commenti accusano poi frontalmente i nuovi arrivati, con un tocco neanche tanto velato di xenofobia, di venire a Malta per sfruttare i servizi e i sussidi statali, chiedendosi poi in conclusione:
“Questi rivendicheranno anche il diritto alla pensione in un futuro non troppo lontano?”
Fortunatamente, a rispolverare la tradizionale e ampiamente diffusa cultura dell’ospitalità di questo piccolo arcipelago in mezzo al Mare Nostrum, ci pensa poi un altro utente: “Certo, hanno diritto alla pensione. E se la meritano!”.