Ormai meta per migliaia di emigrati da molti paesi, Malta negli scorsi decenni ha visto invece il suo popolo sparpagliarsi in tutto il mondo.
Gli anni più difficili per l’arcipelago maltese sono arrivati con la crisi finanziaria degli anni ’50, ’60 e ’70, e dopo la partenza definitiva delle forze armate britanniche nel 1979. Da allora le risorse inviate dagli emigrati residenti all’estero sono state e sono, come oggi anche se in misura minore, una fonte importantissima per le casse pubbliche.
Quello dei decenni del dopoguerra è stato di un esodo massiccio verso paesi anche molto lontani come l’Australia, il Canada e l’America, dove non si sono mai perse le tradizioni maltesi: anz,i la lontananza da casa non ha che mantenuto riti ed usi ormai quasi spariti nella Malta del nuovo millennio.
Le comunità maltesi sparse nel mondo si sono riunite nella madre patria per la prima volta nel 1969: la Commissione per gli emigrati di Malta, sotto la guida di mons. Filippo Calleja ha infatti definito la prima convenzione per i migranti maltesi, e i leader delle varie comunità per la prima volta si riunirono a Valletta.
La seconda reunion arrivò dopo 30 anni, svolta tra il 25 gennaio e il 1 febbraio 2000 con il motto “F’rabta mal-Maltin ta ‘barra” (Uniti con i maltesi residenti all’estero). Dopo la terza convention, quella del 18 marzo 2010, si è deciso di riunire le comunità ogni cinque anni.
L’ultimo incontro si è tenuto nel 2015, inaugurato dal primo ministro Joseph Muscat, dal ministro degli Esteri George Vella e dal leader della precedente opposizione Simon Busuttil.