Il Governo maltese respinge le accuse giunte dall’Italia sul venir meno degli impegni assunti a livello internazionale per la gestione della questione migranti nel Mediterraneo, confermando la totale partecipazione e adesione delle forze armate locali alle procedure operative stabilite dagli stati membri dell’Unione Europea.
L’Esecutivo ha anche giustificato il fatto che nessun barcone di immigrati sia stato portato a Malta dal 2016, sostenendo che la maggior parte delle operazioni di salvataggio avvengono vicino alla Libia e non nelle acque territoriali maltesi.
L’accusa più recente nei confronti di Malta sul tema migranti era arrivata dalla deputata Laura Ravetto di Forza Italia, che in una dichiarazione aveva evidenziato l’assenza di migranti accolti lo scorso anno sul territorio maltese, nonostante i 250 chilometri quadrati di competenza per la ricerca e il salvataggio in mare dei profughi in arrivo dalle coste nordafricane: «Pur essendo uno Stato membro dell’UE, Malta si rifiuta di prestare soccorso in mare e di ospitare i barconi nei suoi porti. Perché Bruxelles non dice niente su una palese violazione dei trattati internazionali?», aveva affermato la parlamentare forzista.
A fare eco era stato anche il commento, pubblicato nel quotidiano Libero, di un alto ufficiale della Guardia Costiera italiana: «Si limitano a controllare il passaggio delle imbarcazioni dei migranti finché non lasciano le acque maltesi. Non c’è altra spiegazione. Non vogliono i migranti, e così non se li prendono». Il quotidiano maltese in lingua inglese The Independent, ha chiesto allora al ministero della Solidarietà Sociale di replicare e di spiegare perché nessun migrante stia arrivando a Malta. La risposta è arrivata da un portavoce del ministro Michael Farrugia: «Malta non ha mai mancato di assumere tutte le proprie responsabilità sottoscritte dai trattati internazionali, nei casi che rientrano nella sua area di competenza. Riguardo alle operazioni dell’Unione Europea che si svolgono al centro del Mediterraneo, stiamo partecipando pienamente, aderendo alle procedure operative stabilite e concordate da tutti gli Stati membri».
Il portavoce ha inoltre sottolineato che «tutte le operazioni guidate si verificano molto vicino alla costa libica, ed è importante notare che in questi casi Malta non è mai stata la terra più vicina. Per il resto forniamo un sostegno continuo alla Guardia Costiera italiana e ad altri organismi competenti. Abbiamo contribuito a salvare migliaia di persone, oltre ad aiutare i migranti che hanno bisogno di assistenza medica urgente».
Soltanto nel 2017 l’Italia ha raggiunto, fino ad oggi, oltre 80.000 arrivi, e circa 2.000 persone sono morte in mare aperto. Da tempo girano le voci di un accordo segreto tra i due Stati in cui l’Italia si impegnerebbe a prendersi carico di tutti i migranti da salvare. Sulla contropartita vi sono invece diverse teorie: la voce più diffusa parla di permessi di esplorazione per l’estrazione del petrolio. Un paio di anni fa, un ministro maltese si era anche lasciato sfuggire qualcosa in merito all’esistenza di un accordo informale, salvo ritornare sui propri passi e negare tutto a distanza di poche ore.
Certo è invece che Malta rientra tra i 16 paesi europei e nordafricani che in questi giorni si sono impegnati a sostenere le comunità locali nei paesi di provenienza dei profughi, attraverso una dichiarazione congiunta arrivata al termine di vertice a Roma. L’impegno è di cooperare per la gestione del flusso migratorio, creare nuove opportunità di lavoro in loco e rafforzare la lotta contro i contrabbandieri per prevenire, sopprimere e punire la tratta di esseri umani, sostenendo l’azione delle organizzazioni umanitarie IOM e UNHCR per dare assistenza a migranti e rifugiati nei paesi di transito, rafforzando i canali di migrazione regolare esistenti.