Cresce lo scompiglio alimentato dalla preoccupazione e dalla paura tra la comunità etiope a Malta, dopo che diversi cittadini legalmente presenti sul territorio da molto tempo sono stati arrestati e trasferiti in un centro di detenzione in attesa di essere rimpatriati nel loro Paese d’origine. Alcuni di loro sarebbero stati arrestati sul posto di lavoro, un impiego registrato per il quale versavano regolarmente le tasse.
«Si tratta di una situazione assurda», dichiara Moviment Graffitti, ricordando che ogni anno migliaia di lavoratori vengono importati dall’estero per sopperire alla mancanza di manodopera nel Paese mentre, allo stesso tempo, come in questo caso, ci sono persone che qui già ci vivono e lavorano da molti anni e che stanno per essere deportate.
«Si tratta di persone che hanno svolto molti anni di duro lavoro, hanno lavorato per integrarsi e dare il loro contributo alla società maltese» aggiunge la Ong, rimarcando quanto tutto ciò rappresenti «una grande ingiustizia» per queste persone, per le loro famiglie e i loro figli ora tenuti sotto scacco dalla «incertezza, dalla paura e, addirittura, dal timore di essere arrestati!».
Gli attivisti hanno riportato anche una dichiarazione fornita da un membro della comunità etiope a Malta, il quale ha dichiarato: «Siamo arrivati a Malta anni fa, lasciandoci alle spalle situazioni estremamente problematiche nei nostri Paesi di origine. Oggi consideriamo Malta come la nostra casa. Anche se non ci è stata data protezione né permesso di soggiorno, ci è stato concesso il diritto di lavorare legalmente e, da parte nostra, paghiamo da anni tasse e previdenza sociale. Lavoriamo da molti anni fianco a fianco con i nostri colleghi maltesi; abbiamo stretto amicizie, creato una famiglia e avuto figli qui a Malta».
Pertanto, Moviment Graffitti ha chiesto al governo di fermare subito l’ingiusta ondata di arresti e di concedere il permesso di soggiorno a chiunque abbia lavorato e vissuto a Malta per un lungo periodo di tempo, un documento «simile all’Autorizzazione di soggiorno specifica (SRA), che è stata improvvisamente ritirata, oppure offrire loro la possibilità di richiedere un permesso di lavoro unico».
Questa misura, secondo la Ong, «è essenziale per garantire stabilità e riconoscimento giuridico a coloro che sono parte integrante della società e dell’economia maltese da molti anni. Solo chi vuole sfruttare beneficia dell’emarginazione e dell’incertezza».
Di tutt’altro avviso sembrerebbe però essere il Ministero degli Interni che a Times of Malta ha ricordato la procedura riservata a coloro che arrivano a Malta in maniera irregolare e non hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiato. A queste persone viene offerto un pacchetto di rimpatrio volontario e, qualora non dovessero accettarlo, si procede con quello forzato, a seconda del livello di cooperazione da parte del paese di origine.
Sempre il Ministero, ha affermato che l’iniziativa fa seguito alle disposizioni intraprese in sede europea volte ad intensificare i rimpatri, quindi i cittadini etiopi attualmente in stato di fermo nei centri di detenzione sono lì per far sì che venga «salvaguardato il loro ritorno in Etiopia, a seguito di segnali positivi da parte delle autorità etiopi in merito alla cooperazione per la riammissione sicura dei propri cittadini».