Già nel 2018 Malta aveva perso ben 18 posizioni nel World Press Freedom Index, la classifica che indica i paesi con la maggiore e la minore libertà di stampa.
In questo 2019 la piccola isola è scesa dal già inglorioso 65° posto dell’anno scorso, al 77° di quest’anno (l’Italia si trova al 43° posto).
Tra i fattori presi in considerazione per stilare questa classifica vi sono l’autocensura, il pluralismo, l’indipendenza e la libertà dei media.
La giornalista Daphne Caruana Galizia, insieme ad altri valenti giornalisti, ha scoperchiato il vaso di Pandora, rivelando casi di corruzione e di riciclaggio di denaro sporco, il tutto in un clima intimidatorio. Questa è l’opinione di Reporters Without Borders (Reporter senza frontiere), l’organizzazione non governativa che difende la libertà di stampa e d’informazione.
Secondo RSF i media di tutto il mondo oggi sono sempre più spesso un’arma politica, che ha indebolito il giornalismo libero; i leader politici e quelli della grande finanza in molti paesi, fra cui anche l’Italia, hanno ormai nelle loro mani i media, anche quelli statali, divenuti un vero e proprio megafono mediatico alle loro dipendenze.
Secondo il quotidiano in lingua inglese Times of Malta questo accade anche nell’arcipelago maltese, dove il Partito Laburista ed il Partito Nazionalista, hanno spesso sparato a zero sul Sunday Times of Malta ed il Times of Malta, riducendone le spese pubblicitarie.
Gli altri paesi che hanno perso molte posizioni nella classifica sono stati la Serbia e la Macedonia, che sono scese di ben 14 posizioni rispetto il 2018.