Le stazioni di polizia di Malta cadono a pezzi. A lanciare l’allarme è la Malta Police Union (MPU) che ha deciso di alzare la voce attraverso un comunicato stampa divulgato al termine della settimana dedicata alla polizia: «Mentre la Police Week volge a conclusione e la vita torna alla normalità, lontano da manifesti promozionali e inviti alle “giornate a porte aperte”, i nostri agenti devono continuare a lavorare in un ambiente al di sotto degli standard». Il sindacato riporta una situazione ai limiti della decenza, con i poliziotti che «si vergognano a prestare i loro servizi a persone di qualsiasi livello e status in simili edifici».
Stando a MPU questa non è altro che la conseguenza di una scarsa pianificazione delle risorse, come spiega ancora il comunicato: «Al terzo anno su cinque di una strategia che ha portato solo caos in tutto il dipartimento, non vediamo ancora alcun piano per una revisione completa del patrimonio della polizia».
L’associazione sindacale paragona inoltre le stazioni di polizia a “case dell’orrore”. Dichiarazioni forti, che però trovano conferma in alcune recenti fotografie della stazione di St. Julian’s diffuse dalla stessa MPU, sottolineando il netto contrasto con le moderne strutture presenti nella zona.
Le immagini parlano chiaro: porte con vetri mancanti, muffa sui muri e intonaco che si stacca, controsoffitti rotti e impianto elettrico con fili volanti. Condizioni indecorose per una centrale di polizia, che non può e non deve assolutamente rispecchiare e rappresentare le forze dell’ordine.
«Immaginate i nostri agenti che passano 12 ore in questo tipo di ambiente. Le poche motivazioni che potrebbero avere svaniscono rapidamente» continua il sindacato. L’associazione termina chiedendo azioni concrete: «Prima di avviare una stazione di polizia è necessario effettuare uno studio. Non basterà la solita vernice, il cambio di scrivania, il computer e i manifesti con slogan accattivanti. Le nostre stazioni devono essere completamente attrezzate, compresi gli spogliatoi e la sala del personale».