Sono passati quattro anni dal fatidico 6 aprile 2019, data che, ancora oggi, viene ricordata per la morte di Lassana Cisse Souleymane, 42enne originario della Costa d’Avorio, padre di due figli, ucciso a colpi di arma da fuoco in un attacco di matrice razziale a Birzebbugia, durante il quale vennero gravemente feriti anche Ibrahim Bah e Mohammed Jallow.
Le indagini della polizia portarono all’identificazione di due colpevoli, Francesco Fenech (21 anni) e Lorin Scicluna (22 anni), soldati delle Forze Armate di Malta fuori servizio che, secondo le ricostruzioni, presero di mira i tre migranti che camminavano lungo la strada a causa del loro colore della pelle, aprendo spietatamente il fuoco dalla loro Starlet Bianca.
È stato inoltre accertato che, solamente pochi mesi prima, i due militari avessero inoltre deliberatamente investito May Malimi, un giovane diciasettenne proveniente dal Ciad, anch’egli brutalmente ucciso mentre camminava per strada a Birzebbugia.
Proprio Fenech e Scicluna, trovati anche in possesso di materiale a sfondo razzista e di un fucile ad aria compressa col quale uccidevano uccelli e gatti, erano stati rilasciati su cauzione nel dicembre 2019 con coprifuoco serale, facendo quasi passare il concetto che nell’arcipelago la vita di una persona (o in questo caso di uno straniero), possa valere solamente 30mila euro ed una garanzia di 20mila.
Per questa ragione a quattro anni di distanza dalla tragedia, nella mattinata di oggi, attraverso un comunicato congiunto, 44 Ong tra cui Moviment Graffitti e Black Lives Matter Malta, hanno sottolineato la necessità di avere giustizia, ribadendo come Malta non abbia fatto ulteriori passi in avanti dopo quello che, al tempo, fu etichettato come il primo caso di omicidio di matrice razzista nell’arcipelago:
«Questo atto efferato aveva lo scopo di terrorizzare e instillare paura nella comunità dei migranti neri. La fiducia che i due accusati avevano in loro stessi è stata alimentata da anni di retorica politica e politiche di immigrazione disumane. Per troppo tempo, i discorsi dei politici e le campagne punitive hanno alimentato le fiamme del pregiudizio razziale, mentre altri hanno condonato tale discriminazione con il loro assordante silenzio»
La famiglia di Lassana, la cui salma è “ritornata a casa” solo lo scorso anno dopo essere rimasta ferma in camera mortuaria a causa di problemi burocratici, è ancora in cerca di risposte per un omicidio che poteva e doveva essere evitato. Incalzano le Ong:
«Il governo deve sottolineare che il razzismo e il pregiudizio non saranno tollerati, dimostrando il suo impegno a garantire che sia fatta giustizia e che questi atti di violenza razziale non resteranno impuniti. Le parole non bastano! Solo così potremo iniziare a vedere un vero cambiamento»
Tra le righe del comunicato si può assistere alla “scioccante” e “vergognosa” cronologia stilata da aditus foundation che denuncia i tanti casi noti di negligenza istituzionale e violenza di stampo razzista registrata a Malta, con una carrellata sui precedenti nel trattamento dei migranti e dei richiedenti asilo che, dal 2002, hanno cercato una nuova vita sull’arcipelago.
«L’omicidio di Lassana – conclude la nota – ci ricorda tragicamente che dobbiamo continuare a lottare contro ogni forma di razzismo e bigottismo».
Questo l’insegnamento impresso nella tragica morte di Lassana Cisse, May Malimi, e di tutte le vittime la cui vita si è spezzata per mano dell’ignorante piaga del razzismo e del fanatismo, che non può ne deve mai essere tollerato, accettato e sminuito.