L’organizzazione no-profit Doctors for Choice ha recentemente espresso la possibilità di collegamento fra l’alto tasso di mortalità infantile e la criminalizzazione dell’aborto sull’arcipelago.
Le dichiarazioni sono state raccolte in seguito a un’inchiesta del quotidiano on-line in lingua inglese Lovin Malta, che ha posto lo stesso quesito all’associazione pro-vita Doctors for Life senza però ottenere risposta.
Secondo le statistiche il tasso di mortalità infantile a Malta è il più alto d’Europa, con 6,7 neonati deceduti su mille nascite. Al minimo le morti materne, zero negli ultimi nove anni.
I medici di Doctors for Choice hanno confermato che la messa al bando dell’aborto contribuisce alla mortalità infantile.
La criminalizzazione dell’aborto costringerebbe infatti a portare a termine una gravidanza anche quando presenta delle anomalie che mettono in pericolo la vita della madre stessa.
La totale messa al bando non risparmia nemmeno quelle donne che soffrono di condizioni pre-esistenti alla gravidanza, per le quali il rischio di complicazioni è altissimo.
Molti dei bambini frutto di gravidanze a rischio, continua Doctors for Choice, vengono trasferiti dentro un’incubatrice in terapia intensiva e con molta probabilità passeranno gran parte della loro vita nelle ospedali.
L’associazione ha criticato la politica dei pro-life che preferisce portare a termine una gravidanza che potrebbe concludersi con il decesso del neonato piuttosto che rendere un’assistenza sanitaria e psicologica alle donne che desiderano abortire.
Per abbattere lo stigma sull’aborto, la pagina facebook Break the Taboo Malta raccoglie in modo anonimo le testimonianze di donne maltesi che hanno vissuto la stessa situazione.
Secondo le statistiche sono circa 400 le donne maltesi che ogni anno si recano all’estero per abortire. E molte altre quelle che si procurano le pillole on-line, mettendo la propria vita a rischio.
“Dobbiamo aspettare che una donna muoia prima di svegliarci e realizzare che stiamo privando la nostra gente dell’assistenza che merita pur di dichiararci pro-vita?” sostengono dall’associazione Doctors for Choice.