Più diritti e inclusività. Questo chiedono a gran voce i migranti che si trovano in una condizione sociale incerta, nonostante vivano e lavorino a Malta da anni. L’ennesimo grido d’aiuto è stato lanciato in occasione della manifestazione dedicata a Kusi Dismark. Il 37enne originario del Ghana ha dovuto lasciare l’arcipelago pochi giorni fa a 13 anni dal suo arrivo, e nonostante lavorasse onestamente pagando le tasse.
La marcia di protesta contro l’espulsione di Dismark si è svolta nella giornata di domenica, con il corteo che è partito da Hamrun (dove l’uomo gestiva il suo salone di acconciature) fino a raggiungere Valletta. Davanti alla sede del Parlamento, sono stati tanti gli esponenti delle Ong e i rappresentanti dei migranti a chiedere un cambiamento delle politiche del governo.
Numerose, infatti, le difficoltà che deve affrontare chi arriva a Malta e si vede negare l’asilo politico. Nonostante gli sia consentito lavorare, chi è in questa situazione si vede negare molti diritti, come infortunio, mutua e disoccupazione, con l’assistenza sanitaria come unico beneficio. Anche l’accesso alla pensione è un “sogno”. Tutto questo nonostante l’obbligo di pagare tasse e contributi sociali.
Non solo: la “ghettizzazione” dei migranti senza asilo politico si espande anche alla negazione dell’istruzione gratuita, e al divieto di sposarsi. Addirittura, i figli di persone che non hanno ottenuto asilo erediteranno la medesima condizione dai genitori, restando quindi senza protezione sociale e senza la cittadinanza di alcun Paese. Nel corso della manifestazione, a far conoscere la propria situazione è stato l’attivista Iliot Idami, che dopo 17 anni a Malta ancora si ritrova a vivere tra le difficoltà appena descritte, nonostante abbia avuto 5 figli tutti nati sull’arcipelago.
Ed è proprio questa condizione di incertezza e precarietà che deve cambiare. Le Ong e la comunità dei migranti chiede più tutela, e la possibilità di costruirsi un futuro a Malta lavorando onestamente, ma con gli stessi diritti dei cittadini “normali” che popolano l’arcipelago. Ma soprattutto, senza vivere nella paura di essere espulsi dal Paese da un giorno all’altro.
Presente anche l’eurodeputato laburista Cyrus Engerer, da tempo attivista per i diritti umani, oltre che politico. Engerer ha sfilato con un cartello, recante la scritta “La legge dovrebbe proteggere tutti”.