È tornato a chiedere nuovamente protezione alla Polizia, Robert Aquilina, il leader della Ong Repubblika, che per mano del proprio legale Therese Comodini Cachia ha inviato una nuova lettera indirizzata al Commissario di Polizia, Angelo Gafà, dichiarando di aver nuovamente subito preoccupanti intimidazioni che includono anche pedinamenti da «uno o più individui con una formazione nella sicurezza», «connessi ad una certa fazione politica criticata per abuso di potere politico durante il suo lavoro da attivista», e di temere per la propria incolumità e quella della sua famiglia.
Nel documento, condiviso con i media, Comodini Cachia fa riferimento ad un tentativo di effrazione messo a segno presso la residenza di famiglia di Aquilina, come confermato dalla scientifica che, dopo essersi recata sul posto per effettuare i rilievi, ha certificato che «i segni sulla porta sono compatibili con un tentativo di scasso».
La vicenda ha avuto luogo cinque mesi fa, ma da allora pare che la polizia non abbia mosso un dito perché, malgrado fosse stata informata dei fatti, non ha mai trasmesso l’informazione al dipartimento appositamente incaricato di valutare il rischio. Peccato che nel frattempo le minacce e le pressioni sull’attivista della società civile non abbiano mai smesso di cessare, anzi.
Infatti, oltre a questo ed ai pedinamenti sopracitati, confermati da due testimoni, si aggiunge anche «un certo “messaggio” che una persona di nazionalità libica ha cercato di fargli arrivare su indicazione di un uomo d’affari maltese che Aquilina ha indicato come vicino a Gafà».
Quanto accaduto, prosegue la lettera, potrebbe essere connesso ai dubbi avanzati dall’attivista nel mettere in discussione l’integrità di un commissario di polizia che si mostra “vicino” a un uomo d’affari e partecipa a eventi mondani ai quali sono presenti anche politici che sono “monitorati” dalle forze dell’ordine, ritenuti insomma “persone di interesse” dagli inquirenti.
Il legale ha poi evidenziato i rischi costanti ai quali è sottoposto Aquilina, che ora sono ancora più estesi, soprattutto dopo l’attacco istigatore sferrato dal Primo Ministro Robert Abela lo scorso 23 ottobre in Parlamento, che avrebbe già spinto dei «privati» a chiedere e ottenere informazioni sui familiari del leader di Repubblika.
A questo proposito risulta allarmante la sentenza che ha già dichiarato un individuo colpevole di minacce; a quanto pare aveva raccolto informazioni su Aquilina e sulla sua famiglia, compreso il luogo in cui si trovavano, seguendoli in varie occasioni nelle chiese.
«Ma i rischi ora sembrano essere di natura ancora più grave» si legge nella lettera, che continua sottolineando quanto sia «preoccupante che la polizia non sia riuscita a identificare e ad agire su questi rischi senza dover essere spronata a farlo».
«Che Aquilina stesso debba informarvi di tali minacce reali e che queste vengano poi respinte come accaduto con la sua richiesta dello scorso aprile, è un’aggravante che equivale a un mancato adempimento da parte della polizia del proprio obbligo di fornire una protezione adeguata» scrive Comodini Cachia, che conclude sollecitando ancora una volta Gafà ad «adempiere ai vostri doveri verso l’attuazione dell’obbligo dello Stato di garantire che la partecipazione al dibattito pubblico possa avvenire in un ambiente sicuro e favorevole, senza paura, minacce o molestie, e di fornire a Robert Aquilina e alla sua famiglia una protezione efficace».