In occasione della Festa dei Lavoratori del Primo maggio, la Justice and Peace Commission si è schierata al fianco dei lavoratori extracomunitari a Malta, ponendo l’accento sull’ingiustizia subita da questa categoria che, pur pagando i contributi previdenziali, non percepisce la pensione. L’attuale sistema si basa infatti sul presupposto che i lavoratori extracomunitari rimarranno sul territorio per un periodo limitato, pagando i contributi ma senza rimanere fino all’età pensionabile. Una situazione reputata inaccettabile dalla Commissione.
«Senza alcuna possibilità realistica di fare di Malta la loro casa – si legge nel comunicato stampa – i lavoratori extracomunitari non beneficiano totalmente del contratto sociale fiscale in cui le persone pagano le tasse, ricevendo beni e servizi pubblici, compresa la pensione. In assenza di accordi bilaterali o comunitari con i propri Paesi di origine, questi lavoratori, una volta rientrati in Patria, non potranno mai pretendere alcuna prestazione pensionistica in cambio dei contributi che avrebbero versato negli anni. Inoltre, nonostante contribuiscano con il loro impegno e denaro al bene comune e allo sviluppo sociale ed economico del Paese, sono spesso trattati come un sottoproletariato servile».
Il documento fa poi riferimento ai dati forniti in Parlamento dal ministro delle Finanze Clyde Caruana, secondo i quali i contributi previdenziali dei lavoratori stranieri hanno registrato un aumento vertiginoso nell’ultimo decennio: +570% dal 2012 al 2021, per un totale pari a oltre 1 miliardo di euro. Contestualmente, i lavoratori avrebbero inoltre pagato più di 1,3 miliardi di euro di imposte sul reddito, con un totale annuo passato dai circa 48 milioni di euro del 2012 a 250 milioni di euro nel 2021.
«Il “successo” economico del nostro Paese e la sostenibilità dei nostri benefici sociali – continua la Commissione – non dovrebbero mai essere ottenuti a spese dei lavoratori, chiunque essi siano e da qualunque parte provengano».
Stando ai dati, nel 2021 il 77% degli oltre 40.000 cittadini extracomunitari attualmente a Malta per lavoro ha guadagnato meno di 20.000 euro. E proprio in riferimento a questo, secondo la Commissione: «Queste persone meritano di essere trattate con rispetto e dignità e non costrette a lavorare in condizioni di sfruttamento, segnate da condizioni spesso simili a schiavitù moderna».
Pertanto, la Justice and Peace Commission richiede che sia formulato un nuovo contratto sociale che rispetti i diritti e la dignità di tutti i lavoratori di Malta, compresi gli extracomunitari.
«Premesso che non può esserci giustizia sociale senza giustizia fiscale – conclude la nota – e non può esserci coesione sociale se i diritti e la dignità di alcuni vengono palesemente ignorati, un sistema economico e pensionistico che dipende dall’uso e abuso dei lavoratori che poi rimangono a mani vuote, dovrebbe essere respinto con fermezza».