Gli attivisti di Moviment Graffitti sono tornati a manifestare davanti al tribunale di Valletta per chiedere al Procuratore Generale di archiviare tutte le accuse a carico degli “El Hiblu 3”, ponendo fine alle ingiustizie.
Abdalla, Amara e Kader (soprannominati “El Hiblu 3”) sono i tre giovani sbarcati a Malta quattro anni fa dopo aver svolto il ruolo di mediatori e traduttori sull’imbarcazione che aveva soccorso la carretta del mare alla deriva nel Mediterraneo, in fuga dalla Libia per raggiungere l’Europa, carica di 108 migranti ricchi di speranza, tra i quali anche i tre giovani che all’epoca avevano solo 15, 16 e 19 anni.
Ma, «invece di celebrare il coraggio di questi giovani, le autorità maltesi li hanno accusati ingiustamente» hanno affermato gli attivisti, sottolineando i «continui ritardi e le restrizioni disumanizzanti che hanno impedito loro di condurre una vita normale». Lo scorso 8 novembre a carico dei tre, sono stati emessi atti di accusa «disumani e ingiusti».
Moviment Graffitti ha poi ricordato «l’ampio, schiacciante e crescente» sostegno nazionale e internazionale nel far cadere le accuse per gli “El Hiblu 3”. In totale, oltre 1.000 persone e organizzazioni hanno firmato la lettera consegnata al Procuratore Generale lo scorso settembre, tra le quali Amnesty International e il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esiliati (ECRE).
«L’opinione pubblica ha sollecitato per anni una risoluzione da parte dell’ufficio del Procuratore Generale, ma non ha ricevuto alcuna azione o risposta. Invitiamo nuovamente il Procuratore generale a porre fine a questa ingiustizia. È giunto il momento di archiviare le accuse» hanno dichiarato i manifestanti, che hanno infine espresso solidarietà verso “El Hiblu 3” e contro «l’oppressione e l’ingiustizia».