Come ultima tappa del viaggio apostolico a Malta, Papa Francesco ha raggiunto il Laboratorio della Pace intitolato a Giovanni XXIII, ad Hal Far, luogo del desiderato incontro con i 200 migranti presenti nella struttura.
Il Papa ha voluto aggiungere questa tappa per ascoltare le storie legate ai viaggi di speranza nel Mediterraneo. Il drammatico tema dei flussi migratori è sempre stato centrale nel suo pontificato, ed ovviamente anche nel suo viaggio sull’arcipelago maltese.
I migranti presenti presso il Centro di Hal Far hanno atteso con trepidazione l’incontro con il Santo Padre, nella speranza di poter posizionare le loro condizioni sotto i riflettori.
La comunità del luogo ha cercato di dipingere al meglio la propria situazione affidandosi alle parole trascritte attraverso delle lettere, struggenti testimonianze di lotta per la vita, in fuga dalla miseria alla ricerca di un futuro migliore. Presente tra la folla anche Jaiteh Lamin, il 32enne ghanese abbandonato sul ciglio della strada dopo essere caduto da un cantiere in costruzione presso il quale lavorava lo scorso settembre. La notizia aveva fatto rapidamente il giro del web scatenando sentimenti di profonda indignazione.
Storie di cruda realtà che Papa Francesco ha ascoltato con commosso interesse, affermando: «Quella del naufragio è un’esperienza che migliaia di uomini, donne e bambini hanno fatto in questi anni nel Mediterraneo. E purtroppo per molti di loro è stata tragica. Proprio ieri si è appresa la notizia di un salvataggio avvenuto a largo della Libia di soli 4 migranti su 90 presenti sull’imbarcazione. Ma c’è un altro naufragio che si consuma mentre succedono questi fatti: è il naufragio della civiltà, che minaccia non solo i profughi, ma tutti noi. Come possiamo salvarci da questo naufragio che rischia di far affondare la nave della nostra civiltà? Comportandoci con umanità, guardando delle persone non come dei numeri, ma per quello che sono: dei volti, delle storie, e pensando che al posto di quella persone potrei esserci io, mio figlio, mia figlia».
Malta e i flussi migratori hanno un rapporto controverso da molto prima dell’arrivo del pontefice. Uno degli ultimi episodi risale proprio a venerdì, quando la ONG Sea-Eye cercava un porto sicuro per 106 migranti partiti dalla Libia, scontrandosi poi con il rifiuto del governo maltese e finendo, come spesso accade, a chiedere aiuto in terra siciliana, disponibilità confermata dal sindaco di Palermo che ha ribattuto sottolineando quanto l’ennesimo respingimento da parte delle autorità maltesi sia inaccettabile, oltre ad aumentare le sofferenze e le morti nel Mediterraneo.