Il Ministro Michael Farrugia replica alle accuse lanciate dai ricercatori sull’elevata concentrazione di trialometani nelle acque potabili maltesi: «meno della metà del limite UE».
Michael Farrugia, Ministro dell’energia e delle risorse idriche, reagisce ai dati preoccupanti pubblicati dal giornale «Environmental Health Perspectives» e di cui abbiamo dato conto lo scorso 2 febbraio.
I dati in questione sono il risultato di uno studio condotto dal Barcelona Institute for Global Health, secondo il quale l’acqua che sgorga dai rubinetti dei cittadini maltesi ha una altissima concentrazione di trialometani (THM), il secondo valore più alto in Europa, un composto che aumenta il rischio di cancro alla vescica.
I ricercatori hanno dichiarato che il rischio di un cancro alla vescica si può ridurre del 18%, diminuendo il quantitativo di alcuni agenti chimici come il THM nell’acqua che beviamo.
Secondo il Ministro Michael Farrugia, invece, i dati relativi all’acqua potabile maltese rientrano nei parametri europei. Malta ha infatti investito 131 milioni di euro dei fondi UE, per migliorare il gusto e la qualità della sua acqua.
Secondo la Water Services Corporation, la società che gestisce le risorse idriche maltesi, il valore pari a 49,4 μg / L del THM sarebbe meno della metà del limite imposto dall’Unione Europea, fissato a 100 µg / litro.
L’acqua potabile maltese è il risultato della miscela di acque marine dissalate e acque sotterranee.
Quelle dissalate provengono da pozzi molto profondi, collocati in riva al mare, che vengono rese potabili con un processo di osmosi, le altre provengono da falde acquifere freatiche.
Prima di essere distribuita dall’acquedotto nelle case dei cittadini, l’acqua viene disinfettata con cloro (presente in quantità trascurabili) in dei giganteschi serbatoi, dai quali viene sempre prelevata per essere analizzata in laboratorio.