Un mese di settembre ricco di cambiamenti per il carcere Corradino che dice addio alla “gabbia disumana” edificata all’ingresso di una cella della Divisione 5 durante il mandato dell’ex direttore Alex Dalli, rimossa proprio a ridosso di un’ispezione del Comitato anti-tortura del Consiglio d’Europa (CPT) attualmente impegnato sull’arcipelago per ispezionare la condizione dei detenuti maltesi e portare a galla eventuali abusi nei loro confronti.
Questo controverso metodo di controllo è stato realizzato per limitare la circolazione dei “detenuti più pericolosi” e tenerli separati dagli altri reclusi, a cui è concesso il diritto di socializzare o circolare all’interno delle aree autorizzate, collezionando numerose critiche nel corso degl’anni da parte di chi, però, l’avrebbe definita una pratica che violerebbe i diritti dei reclusi al suo interno.
Secondo alcune fonti interne interpellate da Times of Malta, negli ultimi anni la “gabbia” avrebbe “offerto ospitalità” a criminali del calibro di Daniel Muka, il cittadino albanese accusato del duplice omicidio di Sliema rinchiuso al suo interno per il timore di una possibile fuga e per garantire l’incolumità degli agenti penitenziari e dei detenuti stessi, o come nel caso del dirottatore dell’EgyptAir 648 Omar Rezaq, sopravvissuto ad uno degli “incidenti aerei” più letali della storia, collocato in una struttura analoga durante i sette anni di prigionia scontati presso il carcere maltese.
Sempre dai corridoi del Corradino fanno sapere come la rimozione della controversa struttura non sia stata accelerata a settembre per favorire un esito positivo delle “rigidi ispezioni” del Comitato ma, anzi, sarebbe parte integrante di un piano di miglioramento iniziato otto mesi fa e imbeccato proprio dalle disposizioni rilasciate dal CPT nel corso dell’ultima visita nel 2015.
Secondo il quotidiano maltese, nonostante il Comitato sarebbe rimasto “piacevolmente colpito” dai miglioramenti apportati all’interno del carcere che negli ultimi anni ha fatto più volte parlare di sé, le ultime indiscrezioni raccontano, però, di nuovi suggerimenti e raccomandazioni contenuti all’interno del rapporto che sarà redatto e pubblicato dal CPT per migliorare ulteriormente le condizioni dei detenuti, in attesa di una riforma carceraria efficace che attesti lo sforzo e l’impegno dello Stato nel garantire i loro diritti.