Il magistrato Joe Mifsud ha ordinato l’ispezione dell’imbarcazione della Ong “Lifeline” e del suo computer di bordo, nell’ambito del processo avviato per “registrazione irregolare” contro il suo capitano, Claus-Peter Reisch.
A seguito dell’attracco del natante a Valletta, avvenuto la scorsa settimana dopo sei giorni di tensione diplomatica tra Italia e Malta e un accordo ad hoc raggiunto in extremis tra nove Paesi UE per la redistribuzione dei richiedenti asilo, la Lifeline è stata posta sotto sequestro e il suo capitano messo in stato di accusa.
Nello specifico l’accusa sarebbe di “registrazione irregolare”, in quanto l’imbarcazione battente bandiera olandese risulterebbe alle autorità “natante da turismo” e non idonea per il salvataggio in mare.
Un atto che segue però le accuse mosse da diversi leader europei sull’operato delle Ong nel Mediterraneo, tra insinuazioni di collusione con i trafficanti e ombre sui loro finanziatori, suscitando non pochi dubbi sulla reale motivazione del fermo dell’imbarcazione e, de facto, delle operazioni di salvataggio della Lifeline.
Come affermato dal direttore dell’organizzazione maltese per i diritti umani Audit Foundation, Neil Falzon, e riportato dal New York Times, nelle accuse mosse al capitano in effetti non c’è traccia di alcuna contestazione in merito allo svolgimento delle operazioni di soccorso in mare.
Il processo al capitano della Lifeline farebbe quindi pensare più un atto politico mirato alle Ong operanti nel Mediterraneo, le quali svolgono però anche un’importante azione di testimonianza oltre che di salvataggio. Azione che non ha però fatto cambiare idea al capitano Reisch sulle priorità in mare.
E in attesa che il capitano Reisch riceva il verdetto dell’autorità giudiziaria e che venga fatta luce sull’effettiva registrazione dell’imbarcazione, l’unica certezza resta l’incapacità di gestire il fenomeno migratorio da parte dell’Unione Europea.