Pete Buttigieg, il primo candidato alle presidenziali americane apertamente gay del Partito Democratico, si è ritirato dalla campagna elettorale per le prossime elezioni di novembre contro il repubblicano Donald Trump.
La notizia, resa nota il 1o marzo scorso, ha fatto il giro dei più importanti media internazionali nonché di quelli statunitensi del calibro di CNN e New York Times. Nella tarda domenica era previsto anche un incontro con i sostenitori a South Bend, nell’Indiana, dove Buttigieg aveva ottenuto un mandato da sindaco terminato all’inizio di quest’anno.
Il 38enne era rapidamente passato dall’essere uno sconosciuto “virtuale” a diventare un personaggio politico di rilevanza nazionale. Alle primarie in Iowa, il primo Stato in cui si è votato quest’anno, era arrivato primo; a sorpresa era poi arrivato secondo nello New Hampshire. Eppure, quando gli elettori sono stati chiamati alle urne in Stati meno omogenei dal punto di vista etnico, Buttigieg ha avuto difficoltà: il brutto risultato nel South Carolina, dove ha ottenuto solo l’8% dei consensi, ha dimostrato che i suoi sforzi per attirare i voti degli elettori afroamericani erano stati inutili.
Buttigieg si è guadagnato l’attenzione internazionale anche per il suo approccio disinvolto e professionale in una corsa alle nomine democratiche spesso amara. Pete vanta origini maltesi-americane: il padre Joseph emigrò da Ħamrun in America alla fine degli anni ’70. Non appena è entrato in corsa alle elezioni presidenziali, ad aprile dello scorso anno, emittenti televisive americane quali Washington Post hanno mostrato una iniziale difficoltà nel pronunciare il suo cognome maltese.
L’ex sindaco ha poi fatto sorridere i telespettatori durante un dibattito tenutosi a Las Vegas lo scorso 19 febbraio, trasmesso dalla CNN. Dopo aver confermato di saper parlare ben otto lingue, gli è stato chiesto di dire “quello che succede a Las Vegas, resta a Las Vegas” in maltese. Buttigieg ha accettato di farlo ma l’esito non è stato dei migliori. Mentre è riuscito a pronunciare correttamente la prima parte della frase, l’ex sindaco ne ha completamente sbagliato la seconda metà.
«Un gruppo di maltesi starà sicuramente per twittarmi qualcosa sugli errori che ho fatto», ha sdrammatizzato subito dopo.
Nulla di compromettente, in ogni caso, quanto alla performance televisiva: la sua personalità autentica ha bucato lo schermo, tanto che, a dibattito concluso, la CNN lo ha descritto come «l’oratore più naturalmente dotato in campo democratico».