Sono passati nove anni dal terribile incidente in cui perse la vita Johanna Boni, la 27enne italo-maltese travolta da un camion mentre stava andando a lavoro a bordo della sua motocicletta.
Sabato sera, presso il luogo dell’incidente e il memoriale realizzato a Naxxar, la famiglia della giovane ha deposto nove candele e due grandi mazzi di fiori, perché «Johanna non deve mai essere dimenticata».
La tragedia si consumò alla ripartenza da uno stop situato lungo la Labour Avenue di Naxxar, quando la ruota del mezzo pesante agganciò e trascinò con sé per diversi metri il mezzo della giovane, senza lasciarle scampo.
Sulle spalle della famiglia Boni si aggiunse un ulteriore carico di dolore quando il primo magistrato incaricato di esaminare il caso decise di sollevare il camionista da qualsiasi responsabilità per l’accaduto, attribuendo l’intera colpa alla vittima per un sorpasso “mal calcolato”.
I genitori di Johanna, Josephine Mifsud e Giuseppe Boni, decisero però di non arrendersi e, nel maggio dello scorso anno, il giudice della Corte d’appello gli ha dato ragione ribaltando la sentenza iniziale e infliggendo una pena a carico del camionista.
«Nove anni fa ci è caduto il mondo addosso e stiamo ancora cercando di raccoglierne i pezzi» dichiarano mamma Josephine e papà Giuseppe in occasione del nono anniversario della morte della loro figlia, rivolgendosi «con il cuore in mano» allo Stato maltese e al ministro della Salute che saranno presto chiamati in causa con l’obiettivo di «offrire una degna sepoltura a Johanna».
Difatti, il prossimo febbraio, nelle aule di tribunale si discuterà l’appello sulla causa costituzionale intentata dalla famiglia Boni contro l’amministratore delegato dell’ospedale Mater Dei, il ministro della Salute, l’avvocato di Stato e l’impresaria delle pompe funebri.
Nel 2019, papà Giuseppe e mamma Josephine scoprirono infatti che il corpo della figlia era stato sepolto in un comune sacco di plastica per cadaveri, con i vestiti da loro scelti per l’ultimo viaggio della giovane rinvenuti negli angoli del feretro.
Tuttavia, per diverse ragioni, nell’ottobre del 2023 il giudice ritenne che i becchini non avessero agito in violazione dei diritti, infliggendo alla famiglia Boni un’ulteriore durissima batosta che hanno deciso di contestare ricorrendo in appello. La sentenza è fissata per il prossimo 24 febbraio, dopo il rinvio richiesto lo scorso 16 novembre dalle autorità.
«Siamo stanchi, ma non possiamo fermarci fino a quando Johanna non otterrà piena giustizia» dichiarano i genitori della giovane confidando ancora una volta nel sistema giuridico maltese; «a febbraio, infatti, finalmente dopo quasi un anno di attesa sapremo se i nostri cuori potranno avere un po’ di pace o se dovremo continuare a reclamare giustizia».
(foto su gentile concessione della famiglia Boni / Mifsud)
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