I generatori di “emergenza” alimentati a diesel e piazzati in varie località del Paese per far fronte alla crisi energetica che sta creando difficoltà per la seconda estate consecutiva pare stiano costando ad Enemalta circa 10mila euro l’ora.
A riverarlo è The Shift News, sull’onda di quanto emerso lo scorso sabato nella conferenza stampa durante la quale il presidente di Enemalta, Ryan Fava, ha dichiarato che l’operatore energetico del Paese ha deciso di schierare dei generatori mobili per ridurre i disagi causati dai blackout mentre si attende che i tecnici riparino i guasti sulla rete ad alto voltaggio.
Sebbene Fava ne abbia citati quattordici in tutto (cinque di proprietà di Enemalta e nove subappaltati a privati) più quelli che dovrebbero subentrare con la gara d’appalto indetta dall’Ente per coprire ulteriori emergenze, alcuni ingegneri della compagnia statale avrebbero riferito al portale di giornalismo investigativo che la situazione sarebbe «peggiore di di quanto descritto dal presidente» e che in tutto sarebbero già 50 i generatori attualmente a disposizione di Enemalta, con capacità che variano da 300 KVa a 4 Megawatt, «noleggiati principalmente dalla società Nexos Lighting e solitamente utilizzati nelle location di riprese cinematografiche».
Altri generatori sarebbero stati invece noleggiati da Bonnici Brothers, società che, riporta ancora The Shift News, ha fatto parecchi affari da quando Abela è diventato Primo Ministro, tra i quali compare anche la nuova – e non ancora operativa – centrale elettrica “d’emergenza” a Maghtab da 37 milioni di euro.
Sempre alcuni ingegneri della compagnia statale avrebbero riferito che il funzionamento di un singolo generatore, a seconda della portata, costi ad Enemalta circa 600 euro l’ora e che, attualmente, l’Ente starebbe spendendo complessivamente circa 10.000 euro all’ora per mantenerli attivi, gasolio escluso.
Di recente il National Audit Office ha rivelato che non sono stati fatti sufficienti investimenti nell’infrastruttura elettrica ad alta tensione del Paese che, negli ultimi dieci anni, ha visto una progressiva riduzione del budget nonostante, nello stesso lasso di tempo, il Paese registrasse un costante e progressivo incremento della popolazione. Sebbene inizialmente Enemalta avesse accolto con discreta sufficienza le osservazioni riportate dal revisore generale dei conti, lo scorso sabato Fava ha ammesso che Enemalta avrebbe potuto «intervenire in maniera più aggressiva» nei lavori sulla rete ad alta tensione, quella che ha poi effettivamente fatto registrare la serie di blackout.