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Ħobż biż-Żejt o Ftira: patrimonio …da mangiare

Per la prima volta un cibo maltese viene proposto alla lista dell'UNESCO

di Maria Grazia Strano
19 Dicembre 2020
in Attualità
Tempo di lettura:2 mins read
0

Per la prima volta nella storia un cibo maltese viene proposto alla lista dell’UNESCO, che ha il compito riconoscere e proteggere oggetti, eventi e tradizioni che fanno parte del patrimonio di una cultura. E questa volta tocca all’ Ħobż biż-Żejt.

Definita la cugina della pizza italiana, la ftira è parte integrante della storia e della cultura maltese. È una specie di pane preparato con farina, acqua e sale; ricorda una ciabatta sia nella consistenza che nel gusto, ma è allo stesso tempo unico e diverso. I condimenti utilizzati variano, ma i più usati sono salsa di pomodoro (o pomodori a fette), acciughe, tonno, capperi, olive, patate anelli di cipolla, carote, menta, basilico, lattuga, fagioli….non necessariamente tutti insieme! Se ne può trovare, se fortunati (!) una versione farcita con il caratteristico formaggio gbejneit, uova sbattute e talvolta anche salsicce, rigorosamente maltesi.

La versione più comune della ftira è quella dell’ ħobz biż-żejt, che letteralmente significa “pane con olio”, ma come si è visto, la ftira è molto più che questo. Può essere mangiata  a pranzo, a cena, in ufficio, in spiaggia o diventare una merenda sostanziosa per spezzare la lunga mattinata. La vendono un pò tutti i chioschi e gli ambulanti in giro per l’isola.

La presenza della ftira nella cultura maltese, risale al XVI secolo. È in questo contesto che viene messa a punto la documentazione per la sua inclusione nell’elenco UNESCO come Patrimonio culturale immateriale.

Ma che cosa renderebbe la ftira così speciale da essere considerata espressione “vivente” dell’identità della comunità maltese?

La Ftira, come la maggior parte dei cibi semplici, trae origine dal lavoro delle persone che, centinaia di anni fa, cercavano di sfruttare  al massimo le risorse che avevano a disposizione. Forse non tutti sanno che nella maggior parte delle città e dei villaggi di Malta esisteva un forno comune, a uso di tutti gli abitanti della zona che avrebbero preparato il pane. I forni comunali sono stati purtroppo perduti nel corso dei secoli, ma il delizioso pane che è stato prodotto lì, per fortuna, si trova ancora sulle tavole maltesi.

Nonostante i secoli, la Ftira ha mantenuto lo stesso processo di preparazione: è uno dei prodotti locali confezionato ancora secondo la tradizione e si distingue dal pane maltese perchè la modalità di preparazione è quasi totalmente manuale. Durante la lavorazione, la fase di “appiattimento”, rimuove tutti i gas intrappolati nell’impasto e prima di essere infornato viene praticato il piccolo e caratteristico foro nel mezzo. Va poi cotto, abbastanza rapidamente, per non più di 20 minuti, in un forno con una temperatura elevata. Il resto…lo giudicherà il palato!

La ftira sarà il primo prodotto locale maltese nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO. Il tipico pane maltese è stata infatti una delle 42 proposte presentate da vari Paesi da aggiungere alla lista quest’anno, insieme alle corse di cammelli negli Emirati Arabi Uniti fino alla cultura della sauna in Finlandia.

Tags: ftirapatrimonio unescoUnescoĦobż biż-Żejt
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