I manifestanti che a centinaia hanno commemorato l’assassinio di Daphne Caruana Galizia ad un anno di distanza dal tragico evento, hanno sfidato le autorità ieri sera spiegando un nuovo vessillo sulla barricata posta a protezione dei presunti lavori in via di svolgimento sul memoriale del Grande Assedio.
La giornata di ieri ha visto tre eventi prendere vita per ricordare la memoria della celebre blogger uccisa a pochi metri dalla propria abitazione.
Alle 14.30, una cinquantina di persone si è riunita a Bidnja, presso il luogo del delitto, per una veglia silente, tra lacrime fiori e messaggi postumi.
Nel pomeriggio, presso la chiesa di San Francesco di Republic Street a Valletta, il Reverendo Cilia ha celebrato la messa di suffragio.
“Dio giudicherà il giusto e il malvagio, poiché ha stabilito un tempo per ogni questione e per ogni opera”.
Queste le parole del celebrante, proseguendo l’omelia indicando come le candele e i fiori “innocui” erano diventati un segno di irritazione per coloro che non cercano la verità.
“L’anno scorso appena trascorso è stato caratterizzato da molte emozioni, lotte ed, in maggior modo, da molteplici quesiti.”
“Era normale sentire che la malvagità aveva rimpiazzato la giustizia”, ha infine concluso il delegato dell’Arcivescovo, assente per doveri clericali all’estero.
Pur assente, l’arcivescovo ha inviato una dichiarazione affermando che la presenza della gente era un messaggio per gli altri, a ricordar loro che non sono soli.
Ha altresì affermato di pregare per tutti i giornalisti ed ha insistito sul fatto che questi hanno bisogno della protezione dello stato oggi più che mai.
La congregazione si quindi riversata fuori dalla chiesa lungo la via principale della capitale, dove i fedeli sono scoppiati in applausi, inneggiando ad una possibile giustizia.
Una volta arrivati dinnanzi al monumento del Grande Assedio, il corteo ha arrestato il proprio cammino per porre ascolto a vari interventi di figure giornalistiche internazionali.
Carles Torner, rappresentante di PEN international, ha esordito il proprio discorso indicando come la corruzione sia un cancro a Malta.
“Abbiamo detto chiaramente al Primo Ministro di rispettare il diritto alla protesta e il diritto al lutto”, ha asserito in seguito Torner.
«Una candela è facile da capire. Attraverso la fiamma ci rendiamo presenti. In nessuna parte del mondo – nemmeno nella Russia di Putin – qualcuno oserebbe distruggere un memoriale per un giornalista. Quindi diciamo al governo di Malta, non osare distruggere il memoriale che stiamo costruendo stasera».
Si sono poi avvicendati sul podio diversi attivisti, tra cui i rappresentanti del Comitato per la protezione dei giornalisti ed il club locale di stampa IGM.
La folla è scoppiata in un applauso quando è stato rivelato un nuovo striscione citante: “Daphne Caruana Galizia, 16-10-2018, 365 giorni”, affissato sulla parete posta a copertura del monumento.
“Non osate rimuovere questo memoriale”, ha tuonato veemente una delle oratrici straniere intervenute per l’occasione, scatenando un ulteriore fragoroso applauso del pubblico.
La manifestazione è stata conclusa da Clemence Dujardin che, con le lacrime agli occhi, si è rivolta alla folla dicendo: «Abbiamo formato Occupy Justice perché le donne sono più forti insieme; Daphne, dovresti sapere che non siamo gli unici a combattere».