Sono 571 le richieste di trasferimento volontario presentate dai lavoratori dipendenti di Air Malta nel corso dell’importante riorganizzazione aziendale messa in atto lo scorso mese di gennaio, nell’ultimo disperato tentativo di rimanere a galla.
Tra i vari piani messi in piedi dal Governo per salvare la compagnia di bandiera, era previsto infatti anche il dimezzamento della forza lavoro, che sarà ridotta ad un totale di 420 collaboratori, con l’obiettivo di dare un taglio netto ai costi, risparmiando 15 milioni di euro in un anno. Ai licenziati la promessa di un impiego governativo a pari livello e retribuzione.
Dopo una prima resistenza iniziale, che ha costretto ad una proroga del programma fino alla metà di febbraio, è arrivato ora il fuggi fuggi dei dipendenti colpiti dai tagli aziendali che, esclusi i piloti, hanno raggiunto il 70% circa del totale.
La palla torna ora nelle mani della compagnia aerea, che dovrà vagliare le domande di trasferimento ricevute cercando le giuste ricollocazioni professionali.
Oltre alla riduzione del personale, gli altri interventi sostanziali per rimettere in piedi i bilanci della compagnia aerea, prevedono la cancellazione delle rotte non redditizie, la cessione a società terze dei servizi di trasporto bagagli e di assistenza a terra ed il cambio della livrea. «Questo avverrà a prescindere dagli aiuti economici che lo Stato erogherà ad Air Malta», aveva affermato lo scorso gennaio il ministro delle finanze Clyde Caruana, in attesa dell’approvazione di Bruxelles che, però, non si è ancora pronunciata.