Arance, angurie, meloni carote, fagioli, spinaci, cetrioli, patate, peperoni, zucchine e olio d’oliva sono alcuni dei prodotti consumati a Malta che, tra il 2014 e il 2016, non sono stati sottoposti a controlli da parte dell’ente di vigilanza competente, nonostante negli anni precedenti sia stata rilevata una presenza di pesticidi superiore ai livelli massimi.
La denuncia arriva dall’Ufficio Nazionale di Revisione, che in questi giorni sta valutando il sistema di collaudo e monitoraggio sui prodotti, e ha rilevato come in nessuna tipologia di frutta o verdura tra le più consumate nell’isola, e considerate ad alto rischio, sia stata testata la presenza dei residui di antiparassitari.
Secondo il l’organizzazione Environmental Working Group, insieme ai dodici prodotti già citati, nel corso del triennio preso in esame non sono stati presi in esami anche altri prodotti come il sedano, le ciliegie e le pesche. Sempre nello stesso periodo sarebbero stati effettuati soltanto otto ispezioni e 82 prodotti fitosanitari, mentre nel 2015 non sarebbe stato realizzato nessun controllo. Come se non bastasse, durante il 2016 sono stati ricevuti i risultati dei test ordinati a laboratori stranieri soltanto dopo una media di 40 giorni dalla commissione, quando la maggior parte dei prodotti sono già stati consumati.
I residui di antiparassitari nei frutti, nelle verdure e nei cereali sono la principale preoccupazione per la salute dei cittadini dell’Unione Europea. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che in tutto il mondo i pesticidi avvelenano almeno tre milioni di persone ogni anno, e diversi casi questi stessi avvelenamenti risultano fatali.