Un tuffo nel passato neanche troppo lontano, ma che per un Paese che viaggia alla velocità della luce potrebbe persino sembrare un’eternità, tanto da dimenticare quasi le origini, importanti origini, che affondano le radici nella storia e nelle semplici tradizioni di un tempo, fatte di autentica genuinità, e che oggi acquisiscono sempre più un sapore malinconico, quasi nostalgico, come un vecchio amore mai dimenticato.
Ma se è vero che il tempo e la frenesia della quotidianità tendono ad offuscare la memoria, per fortuna ci sono le fotografie a rendere immortali i ricordi. Ed è proprio su questo che si basa il progetto di Roberto Dokone, nome d’arte del fotografo italiano che Malta la conosce e l’ha conosciuta molto bene, sin dal 1993, e che oggi ha voluto omaggiarla dedicandole un intero album intitolato “Melita”, l’antico nome dell’arcipelago maltese.
I suoi scatti documentano l’essenza della “vecchia” Malta, quella “vera”, vissuta attraverso gli occhi di chi l’ha visitata ogni anno negli ultimi trent’anni, vivendone la repentina e costante evoluzione. «Ho cercato di trasmettere ciò che Malta era ed in parte è ancora oggi, prima che i grattacieli ed il consumismo prendessero completamente il sopravvento sull’isola» afferma Roberto, aggiungendo: «Questo progetto racchiude curiosità e nozioni storiche di un luogo così piccolo che è quasi incredibile credere alla quantità di storia che può nascondere».
E per cercare di trasmettere ancora di più le sensazioni e l’atmosfera di allora, gli scatti sono stati girati interamente in 35mm, con rullini scaduti e non, ricostruendo nell’immaginario del lettore la vita di un tempo in questi affascinanti luoghi. Il tutto accompagnato da didascalie con cenni storici e curiosità legati ai soggetti ritratti, utili per chi non conosce i “segreti” dell’arcipelago.
Si parte così dagli antichi balconi maltesi originali (gallarija), costruiti prima con la tradizionale pietra a vista e poi rivestiti in legno. Quello presente al Palazzo del Gran Maestro a Valletta è il primo esemplare coperto registrato.
Sempre a Valletta, il progetto fotografico non poteva non includere le iconiche quanto “vertiginose” strade che si diramano in una sorta di griglia, progettate per difendere la capitale dagli assedi, ma non solo.
E poi le chiese e cappelle, 365 in tutto, sparse per l’arcipelago, ricca eredità di un Paese che è stato tra i primi al mondo ad adottare il cristianesimo.
Non si può parlare di Malta senza menzionare il simbolo dell’isola, la Croce ad otto punte, decorazione ufficiale dell’Ordine dei Cavalieri, da appuntare vicino al cuore. Ogni punto corrispondeva ad un impegno morale e religioso che ogni Cavaliere era tenuto a rispettare, ed alle otto lingue da loro parlate.
Il racconto fotografico non poteva non includere anche le tradizioni della tavola, e nella fattispecie i popolarissimi pastizzi, solitamente ripieni di ricotta o piselli, in vendita nelle pastizzerie sparse in ogni angolo del Paese, che solitamente si accompagnano con la Kinnie, tipica bibita gassata locale introdotta per la prima volta nel 1952 dal birrificio Simonds Farsons Cisk.
Mentre sui Luzzu, tradizionali imbarcazioni delle isole maltesi sviluppatesi all’inizio del XX secolo, solitamente colorate con tinte vivaci, i pescatori vanno alla ricerca di lampuki, “protetti” dagli occhi dipinti di Horus o Osiride, dio della protezione dal male dei Fenici.
Un tuffo nel patrimonio architettonico-culturale è offerto dagli scatti di Villa Gwardamangia a Pietà, ex residenza dell’allora duchessa di Edimburgo (in seguito regina Elisabetta II) e del duca di Edimburgo, tra il 1949 e il 1951, mentre Filippo era di stanza a Malta come ufficiale di marina.
E poi ancora, il Teatro Orpheum di Gzira, progettato nel 1932 dall’architetto maltese Harold J. Borg in stile Art Nouveau con caratteristiche spagnole. Fu commissionato da Felix Gerada, un costruttore dell’epoca le cui iniziali troneggiano sulla facciata. Sul soffitto dell’edificio è presente un dipinto di Orfeo di Raffaello Bonnici Calì.
Si passa poi alle note località dell’isola tra le quali la popolare St. Julian’s, ricca di pub e discoteche che affollano la zona di Paceville, mentre a Spinola Bay, oltre ai vari Luzzu ormeggiati, si fa largo anche Palazzo Spinola, un edificio barocco con un orologio scolpito sulla facciata.
Ed anche Manoel Island che prende il nome dal Gran Maestro portoghese António Manoel de Vilhena, che costruì un forte sull’isola nel 1720. La località attualmente ospita un cantiere navale e un porto turistico per yacht con 350 posti barca.
Per coloro che desiderassero scoprire l’intero progetto fotografico su Malta, racchiuso nel libro da 64 pagine intitolato “Melita” in vendita online, frutto di trent’anni di esperienza dell’autore che ha saputo collezionare decine di preziosi scatti, unitamente alla ricerca delle informazioni storiche e culturali legate al territorio, può farlo visitando il sito web di Roberto Dokone.