Lo Stato non è stato in grado di proteggere Bernice Cassar, la madre di due figli uccisa dal marito a colpi di fucile lo scorso 22 novembre mentre si stava recando al lavoro.
È quanto emerso dall’indagine condotta dal giudice in pensione Geoffrey Valenzia, chiamato ad indagare sulle eventuali falle del sistema che avrebbe dovuto tutelare la donna che più volte aveva denunciato il marito per violenza domestica, l’ultima solo 24 ore prima che venisse uccisa, ma niente era stato fatto a riguardo.
Bernice Cassar è finita così “vittima” della mancanza di risorse e dell’impossibilità delle istituzioni nel gestire un carico di lavoro pesante.
Le conclusioni sull’indagine, conclusa lo scorso mese, sono state rese pubbliche giovedì dal ministro dell’Interno Byron Camilleri e dal ministro della Giustizia Jonathan Attard. Times of Malta riferisce che entrambi hanno rifiutato di confermare se l’inchiesta ha escluso eventuali responsabilità da attribuire a singoli soggetti.
Il ministro della Giustizia ha dichiarato che finora i casi sospetti di violenza domestica finivano nelle aule di tribunale, ma il carico di lavoro a cui erano sottoposti i magistrati li rendeva impossibili da affrontare in tempi rapidi. Un problema che le autorità fronteggeranno con la recente nomina di due nuovi magistrati dedicati anche alla gestione dei casi di violenza domestica, che dovrebbero così intensificare il numero delle udienze. Un magistrato si concentrerà esclusivamente sui casi di violenza domestica e un altro magistrato sulla raccolta dei casi relativi alla violenza domestica.
Lo scopo dell’indagine è stato anche quello di fornire suggerimenti su come migliorare le lacune nel sistema. Tra queste compaiono la necessità di implementare la formazione ed il potenziamento del personale giudiziario e di altri addetti ai lavori. Valenzia ha inoltre suggerito di creare maggiore sinergia tra il Tribunale della Famiglia, che segue le cause civili, e la Corte dei Magistrati, occupata nei processi penali, al fine di consentire ai magistrati di acquisire maggiori competenze e risorse per affrontare i casi di violenza domestica e di femminicidio. Verrà inoltre istituita un’altra Camera per la magistratura presso la sede del Tribunale della Famiglia.
Anche la definizione legale di “violenza domestica” sarà rivista, in considerazione del fatto che attualmente in questa categoria rientrano anche le controversie tra inquilini che non hanno una relazione, ma condividono semplicemente un contratto di locazione.
L’Unità per la violenza di genere e per la violenza domestica istituita nel 2020 che conta oggi 44 agenti, vedrà incrementare l’organico fino a 60 ufficiali in tutto. Sono già in corso i lavori per convertire la stazione di polizia di Santa Luċija nel primo hub per le vittime di violenza domestica, che fornirà i servizi offerti dagli assistenti sociali.
Un altro locale è stato individuato a Msida, e sarà anch’esso convertito in un centro a supporto delle vittime di violenza domestica, che potranno così stare lontano dai loro aggressori che saranno interrogati in questura.
Le procedure operative standard da attuare nei casi di violenza domestica saranno rese note a tutte le forze di polizia così che gli agenti di polizia saranno informati su come intervenire adeguatamente in prima risposta alle segnalazioni e su come eseguire correttamente le ordinanze restrittive e gli ordini di protezione.
In merito al tema del braccialetto elettronico, il ministro Camilleri ha ricordato che è già stata presentata in Parlamento una bozza che riflette tale proposta per fornire la base giuridica per il monitoraggio ed ha incaricato il professor Joe Canataci di redigere un quadro normativo e degli emendamenti da sottoporre all’esame della Commissione parlamentare per l’esame dei progetti di legge. Per mezzo di questo quadro giuridico, una vittima potrà assicurarsi di essere allertata nel caso in cui una persona con braccialetto elettronico si trovi nelle vicinanze.
L’inchiesta ha inoltre sottolineato la necessità di effettuare una formazione continua contro la violenza domestica. A tal fine, la LESA stanzierà 1 milione di euro per finanziare campagne di educazione e informazione con l’inclusione e l’assistenza di altri enti, per creare maggiore consapevolezza contro la violenza domestica.