È durata meno di 24 ore la visita di una delegazione di euro parlamentari a Malta, animati dalla preoccupazione per la tenuta dello «Stato di diritto» sull’arcipelago maltese.
Quello che succede a Malta, succede in Europa. Almeno questo è quello che pensano i membri del Parlamento europeo che ieri mattina hanno raggiunto le isole maltesi per valutare la tenuta dello Stato di diritto alla luce delle recenti rivelazioni sul caso di Daphne Caruana Galizia.
L’incontro con Joseph Muscat è stato definito «freddo». D’altronde il convitato di pietra seduto al tavolo rotondo di Castille è l’«Articolo 7» del recentemente approvato regolamento dell’Unione europea. Un articolo che viene attivato nel caso di «gravi violazioni» dello Stato di diritto e che prevede sanzioni anche gravi, seppure di difficile attuazione. Al momento la Polonia e l’Ungheria, per motivi diversi, sono potenziali «vittime» di quella che, con qualche enfasi, è stata definita “l’opzione nucleare” dell’europarlamento.
Va detto: le missioni di parlamentari europei a Malta non sono una novità, e non hanno mai preoccupato Muscat, fino ad oggi ben protetto dalla famiglia dei Socialisti europei. Resta da vedere se – tramontata la stella di Jean-Claude Juncker – la nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen segnerà un cambio di passo nei rapporti con Malta.
La politica di Bruxelles, fino ad oggi, è stata di sereno disinteresse. «Quello che succede a Malta, resta a Malta», era il mantra. Ma gli assetti politici sono cambiati e, a quanto pare, quel che succede a Malta, adesso, succede in Europa.