Secondo un recente sondaggio eurobarometro il 60% degli imprenditori maltesi è «preoccupato» per la corruzione. Peggio in Europa fa solo la Romania (88%).
No, stavolta non si tratta del terremoto politico che ha investito il paese in seguito ad arresti, richieste di dimissioni e scandali riferiti all’assassinio di Daphne Caruana Galizia.
Il sondaggio di cui parliamo è precedente a tutto questo, e fa comprendere che anche prima di aprire il vaso di Pandora del Partito Laburista, i maltesi non erano all’oscuro degli alti livelli di corruzione.
I risultati rivelati dal quotidiano Malta Today si riferiscono infatti a interviste svoltesi tra settembre e ottobre, e posizionerebbero Malta, col 60% di preoccupazione relativa alla corruzione, tra la Romania (88%) e la Grecia (58%).
Gli intervistati da Eurobarometro sono un totale di 150 tra amministratori delegati e direttori generali di società maltesi
Per fare un rapido confronto con paesi con livelli meno preoccupanti, i più bassi si sono registrati in Irlanda (11%) Estonia (9%) e Danimarca (5%).
Di fatto, in 18 stati membri a considerare la corruzione un problema per il loro business sono meno della metà degli intervistati.
Ovviamente nessuna società ha riferito di avere offerto “bustarelle” o regali perché qualche politico promuovesse le loro attività. Il fatto che il 7% abbia rifiutato di rispondere alla domanda inerente è però significativo.
Altri dati relativi al sondaggio
83% – le aziende preoccupate dai collegamenti eccessivi tra imprese e politica, in quanto anticamera della corruzione.
76% – le aziende che reputano la corruzione un problema diffuso nel paese. Il numero scende così di 8 punti rispetto al 2017, restando comunque alto.
65% – sono gli intervistati che reputano vi siano conflitti di interesse nella valutazione degli appalti nel paese.
65% – le imprese che reputano diffusa l’abitudine di offerte collusive, regali e concessioni: è il valore più alto in Europa.
59% – le imprese che vedono corruzione a amicizie influenti il modo migliore di ottenere alcuni servizi pubblici. Nel 2017 il dato era di 13 punti più alto.
57% – sono i capi d’azienda che reputano i requisiti dei concorsi appositamente “ritagliati” per specifiche società.
56% – le aziende che additano nepotismo e clientelismo come un problema sentito.
39% – le aziende che credono che la corruzione abbia loro impedito l’assegnazione di appalti negli ultimi 3 anni.
E c’è da aspettarsi che i risultati dell’anno prossimo verranno influenzati dai recenti avvenimenti.