A vedere i numeri degli ultimi due anni, sembra che ci sia stato un risveglio dopo un letargo: l’authority della finanza (Mfsa, Malta financial services authority) aveva preso 5 misure amministrative nel 2015 mentre nel 2020, non ancora finito, ha già inflitto misure amministrative contro 31 tra società e persone.
È naturale chiedersi a cosa sia dovuta quest’improvvisa accelerazione dell’attività ispettiva e, soprattutto, se questa quantità di irregolarità sia da considerare fisiologica o, piuttosto, un segnale che le attività finanziarie maltesi non rispettano le regole.
Per capirlo, Il Corriere di Malta ha incontrato Michelle Mizzi Buontempo, Chief Officer Enforcement dell’Mfsa.
Cosa ha spinto la vostra authority a intensificare la sua attività di controlli e di sanzioni? È cambiato qualcosa o avete deciso di rispondere agli attacchi che arrivano dall’estero e che dipingono Malta come un covo di pirati?
Posso dire che questi numeri sono cresciuti, rispetto agli ultimi due o tre anni, perché lo stesso settore dei servizi finanziari è cresciuto in maniera considerevole. Di conseguenza, l’authority ha potuto anche disporre di maggiori strumenti e maggiori risorse rispetto al passato per adeguarsi all’espansione del settore. Inoltre, l’Mfsa ha attraversato un ambizioso programma di trasformazione con investimenti consistenti sia nelle tecnologie che nell’organico della struttura, anche grazie all’assunzione di nuove persone e di maggior enfasi sulla formazione del personale di cui già disponiamo. Si tratta di un lavoro che abbiamo condotto negli ultimi due anni. Come risultato abbiamo incrementato l’efficienza e, di conseguenza, aumentato il numero di indagini e di ispezioni.
Di quanto avete aumentato l’organico, in Mfsa?
Non ci sono solo più persone ma anche tecnologie più moderne ed efficienti. Stiamo cambiando molte cose e stiamo vivendo tutti un momento entusiasmante qui.
Anche perché abbiamo una grossa responsabilità nei confronti del consumatore, che dobbiamo tutelare.
Ma le nuove tecnologie richiedono anche nuove figure professionali.
Sì, ma abbiamo già organizzato la formazione per i nostri funzionari. Ci stiamo concentrando sul lavoro necessario ad assicurarci che abbiano una preparazione adeguata e con gli aggiornamenti formativi siano perfettamente in grado di sfruttare tutte le potenzialità delle nuove tecnologie.
Qual è, in termini semplici, la differenza tra Mfsa e Fiau? Sembrano simili ma non lo sono, vero?
No, infatti. Noi abbiamo la responsabilità della regolamentazione e la supervisione delle attività finanziarie, come le banche, le assicurazioni, fondi d’investimento, dal punto di vista della protezione del consumatore e supervisione per verificare la solidità finanziaria del settore finanziario. Questo è il nostro ambito di competenza. Il settore sul quale dobbiamo esercitare la nostra supervisione. Quindi, siamo noi che concediamo le licenze per esercitare l’attività e ci occupiamo della tutela del consumatore finale. L’autorità responsabile per la supervisione dell’antiriciclaggio a Malta è la Fiau e, da questo punto di vista, l’Mfsa agisce come agente della Fiau. Quindi, l’Mfsa gioca un ruolo importante anche per la prevenzione e la vigilanza sui rischi di riciclaggio. Per esempio, quando facciamo un’ispezione dobbiamo verificare se ci sono rischi di riciclaggio nelle procedure e anche nel modello di business, nell’attività dell’azienda che stiamo ispezionando. Quando individuiamo un possibile rischio, però, passiamo l’informazione alla Fiau, che ha la competenza specifica sull’aml (anti money laundering, cioè antiriciclaggio ndr.) a Malta.
Quindi, lavoriamo a stretto contatto con Fiau, ma i rispettivi limiti sono chiari. E loro hanno il potere di intervenire quando viene individuato un sospetto di riciclaggio. Come Mfsa, invece, abbiamo un potere sanzionatorio quando, per esempio, vengono offerti servizi finanziari che la legge non consente, o per procedure che non garantiscono il cliente, come quelle stabilite per identificare chi effettua una determinata operazione.
Se Fiau commina una sanzione a una qualsiasi organizzazione, ovviamente noi siamo informati e quell’informazione fa scattare un’allerta su quella organizzazione. Dobbiamo intervenire perché, evidentemente, c’è una gestione che non soddisfa i requisiti richiesti.
Comunque, ci sono tante organizzazioni a occuparsi delle irregolarità nel mondo della Finanza: ci siete voi, Mfsa, c’è Fiau, e poi c’è la Polizia, la magistratura…
Sì, certo, perché i possibili crimini finanziari sono diversi e non si limitano al riciclaggio di denaro sporco. Prevedono, per esempio, anche le truffe, sulle quali può indagare solo la Polizia.
I reati finanziari possono anche coinvolgere aziende di vario genere, come industrie manifatturiere, società commerciali o ancora società di gaming (e quest’ultimo è un settore considerato ad alto rischio). Ci sono settori produttivi nei quali avete verificato che questi reati si riscontrano con maggiore frequenza di altri?
Intanto va detto che per il gaming c’è una specifica authority, che è la Mga (Malta gaming authority). Certo, quando controlliamo l’attività di una società che fa servizi finanziari, queste società possono, in certi casi, offrire servizi ad aziende di altri settori, in genere i loro clienti. Ora, le norme che devono rispettare le società finanziarie riguardano, in qualche misura, anche le aziende con le quali hanno a che fare. Per esempio, quando parliamo di procedure di identificazione del cliente. Oppure anche dei rischi di riciclaggio o le responsabilità dell’impiego di fondi pubblici. Gli obblighi di trasparenza riguardano tutti, non solo chi opera con una nostra licenza di authority dei servizi finanziari.
Quindi, per esempio, una società di import-export svolge un’attività che le consente di trasferire grandi masse di denaro. E se non c’è corrispondenza con le merci, si può mettere in atto un reato di riciclaggio, no?
Noi non possiamo certo indagare all’interno di una società di import-export che svolge attività per le quali non necessita di una licenza dall’MFSA. Ma se stiamo facendo un’ispezione all’interno di, per esempio, una banca, e passiamo al vaglio le diverse operazioni, ci può capitare di vedere le transazioni che sono state effettuate da una società di quel tipo che è loro cliente. E se vediamo certi rischi o sospetti, facciamo una segnalazione all’authority dell’aml, che è la Fiau.
Sappiamo che la stampa attacca spesso Malta con accuse di scorrettezze soprattutto per quel che riguarda i flussi finanziari. Non sono accuse del tutto infondate. Ma lei non le considera un po’ eccessive?
Direi che questi problemi, il riciclaggio e gli altri reati finanziari, sono problemi globali, non sono certo limitati a un Paese come Malta. È da questo che nasce la proposta di una autorità aml comunitaria, che operi nell’intera Unione europea. Questo è l’unico modo per contrastare davvero il riciclaggio internazionale. Se c’è qualcuno che usa Malta per questi scopi, non si può pensare che non lo facciano anche in altri Paesi. Tutte le giurisdizioni regolamentate devono lavorare insieme per fronteggiare questo problema.
Non pensa che la stampa guardi solo da una parte?
Io sono concentrata sull’attività di controllo perché l’obiettivo è di fare rispettare le regole.
Certo, ma non può ignorare che il vostro lavoro ha un impatto sui giornali e sull’opinione pubblica. E quando si legge che vengono sanzionate molte più aziende dell’anno prima, cosa si aspetta che pensi la gente? Che finalmente si fa pulizia o che questa è la dimostrazione che a Malta è tutto marcio?
Non sta a me o all’Mfsa giudicare l’opinione pubblica. Quello che posso dire è che siamo molto impegnati a migliorare l’efficacia dei nostri interventi per raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati per il triennio 2019-2021. Abbiamo creato al nostro interno una squadra molto competente per le verifiche della compliance e collaboriamo con Fiau. Nel giro di un anno (da giugno dello scorso anno al luglio di quest’anno) questo team ha completato 60 ispezioni incentrate sull’antiriciclaggio, e per la fine di quest’anno contiamo di arrivare ad altre 75 ispezioni.
Quali sono i problemi che trovate più spesso durante le vostre ispezioni. E quali sono i reati finanziari più comuni? In che modo riescono a infrangere le regole, nonostante le leggi molto severe e le vostre ispezioni approfondite.
Per quanto riguarda l’MFSA direi che una delle ragioni più frequenti per le quali abbiamo dovuto comminare sanzioni pecuniarie o addirittura sospendere o cancellare delle licenze, riguardino la governance, cioè le procedure gestionali, e i controlli interni. In qualche caso anche delle modalità non corrette per la vendita dei prodotti finanziari.
Devo dire che la Mfsa si sta impegnando anche in un programma di formazione per le aziende per individuare i rischi che si possono configurare quando si organizza l’attività aziendale secondo procedure non corrette. È un lavoro che facciamo insieme ad altri regolatori come la Fiau o l’Ncc (National coordination committee), anche attraverso webinar.
Vuole dire che a volte le aziende commettono delle irregolarità per disattenzione, scarsa conoscenza delle regole, e non con l’obiettivo di realizzare guadagni illeciti?
Noi interveniamo quando un’organizzazione non ha i requisiti richiesti o non rispetta alcune regole. Siccome le misure che possiamo imporre sono di natura amministrativa non è richiesto stabilire se una regola è stata infranta con dolo o, invece, per scarsa conoscenza.
Certo, noi possiamo intervenire su una irregolarità in diversi modi. Si va dalla sanzione pecuniaria al ritiro della licenza. Tutto dipende dalla gravità della mancanza di quella organizzazione.
Il vostro CEO, Joseph Cuschieri, quando era chairman di Mga, diceva “Noi lavoriamo ‘con’ le aziende di gaming, non ‘contro’ di loro”. Lo dice, adesso, anche per le aziende della finanza?
Mfsa vuole lavorare con le aziende sulle quali vigiliamo per assicurarsi che queste aziende diano il servizio dovuto ai consumatori e che proteggano la reputazione della nostra giurisdizione assicurando che non venga utilizzata da persone che vogliono fare attività illecite tramite le loro aziende.