La Corte d’Appello ha sentenziato: il caso Pilatus Bank e la decisione presa dallo Stato di non perseguire i funzionari dell’istituto dovranno essere discussi a porte aperte, a differenza di quanto richiesto dall’Avvocato di Stato a dal Procuratore Generale.
Questi ultimi, lo scorso giugno, avevano fatto ricorso alla sentenza della Corte Costituzionale che aveva dato ragione alla richiesta della Ong Repubblika, affinchè i procedimenti a carico dell’istituto finanziario fondato nel 2013 e scomparso nel 2018 fossero resi pubblici.
«La Corte d’Appello ha creduto in noi e ha fatto scoppiare un’altra bolla su questi due pubblici ufficiali (..) che hanno fatto sprecare altri mesi preziosi appellandosi alla sentenza» ha dichiarato Robert Aquilina, presidente di Repubblika, fuori dall’edificio del Tribunale ad udienza conclusa, accompagnato dall’avvocato Jason Azzopardi che sta supportando la causa dell’associazione.
«Abbiamo raggiunto questa importante vittoria nella causa attraverso la quale il Procuratore Generale e l’Avvocato di Stato hanno cercato di ingannare i tribunali del nostro Paese affinché le procedure avviate nei confronti della Pilatus Bank si svolgano “in segreto”, senza la partecipazione dei cittadini maltesi» continua Aquilina, celebrando la «vittoria della democrazia e della trasparenza nei confronti dei cittadini», che potranno ora essere a conoscenza del caso e «responsabilizzare le istituzioni».
Il presidente di Repubblika si è detto inoltre «gratificato per noi che portiamo avanti questa lotta», che la Corte abbia fatto riferimento anche al contenuto del libro che ha pubblicato lo scorso marzo, incentrato proprio sul caso Pilatus Bank.
Circa un anno e mezzo fa Repubblika aveva avviato un procedimento per chiedere l’annullamento della decisione presa dal Procuratore Generale di non intraprendere azioni legali nei confronti di alcuni funzionari della banca, nonostante il magistrato avesse ordinato di procedere a conclusione dell’inchiesta sulle attività illecite. Un atteggiamento che ha spinto la Ong a dichiarare senza mezzi termini che lo stesso Procuratore Generale «ha cercato di ingannare e di nascondere le oscenità commesse dai criminali».
Da qui è nata la richiesta che il caso fosse discusso a porte aperte, perché non farlo avrebbe costituito una volontà di «nascondere i peccati alla gente». Nel giugno del 2023 la Corte Costituzionale aveva quindi accolto la richiesta di Repubblika, confermata ora da quella di Appello.
«È scandaloso che l’Avvocato di Stato e il Procuratore Generale abbiano lavorato contro gli interessi di Malta e dei suoi cittadini, aiutando i criminali e insabbiando ciò che hanno commesso» tuona Aquilina, reduce dalla «vittoria nella lotta per la giustizia degli onesti cittadini di Malta, dove la verità, ora, è scritta nera su bianco e nessuno può cancellarla».
Inoltre, sempre i due pubblici ufficiali avrebbero affermato di fronte ad una Corte “dubbiosa”, che la polizia sta ancora proseguendo le indagini su Pilatus.
«Ho informazioni che dimostrano con certezza che non è in corso alcuna indagine da parte della Polizia» afferma Aquilina, che rivolgendosi al Procuratore Generale poi dichiara: «Sei stato sorpreso mentre cercavi di imbrogliare, aiuti i criminali, nascondi i tuoi segreti», invitandolo a «condannare le oscenità commesse da criminali che hanno offuscato il nome del nostro Paese» e schierarsi dalla parte del “giusto”.