Il conto alla rovescia è iniziato ma non si sa quando finirà. Il COVID-19 fa meno paura di qualche mese fa e Malta vuole tornare alla normalità. Oggi riaprono le scuole secondarie, domenica 18, invece, si tornano a celebrare le messe in chiesa e lunedì 26, infine, riaprono i negozi e i servizi non essenziali.
In vista dell’inizio della stagione turistica, prevista per il primo giugno, si registra una certa agitazione nel mondo delle imprese e del commercio. Resta incerto soprattutto il destino di ristoranti e bar, i cui titolari cominciano a protestare perché il governo non ha ancora deciso ufficialmente né come né quando potranno alzare le serrande.
Stando a quanto riporta il Times of Malta, l’esecutivo guidato da Robert Abela sta elaborando una nuova strategia, sempre all’insegna di una cauta gradualità; ma è certo che le pressioni sono tante ed è complicato trovare una mediazione per tutelare sia la salute dei maltesi che l’economia.
Secondo le ultime voci, i ristoranti potrebbero aprire già a metà maggio, mentre per i bar e i club (che hanno chiuso a ottobre) non sarebbe stata presa alcuna decisione. L’incertezza ha provocato un certo nervosismo tra i titolari di circa 400 locali e tra i loro complessivi 2000 dipendenti.
L’integrazione salariale assicurata dal governo si è rivelata uno strumento utile per affrontare gli effetti collaterali della pandemia, ma non è così che si potrà andare avanti.
L’obiezione più diffusa è che un settore fondamentale dell’economia maltese è stato lasciato al buio, privo delle informazioni necessarie per poter abbozzare un minimo di organizzazione.
Gli imprenditori pretendono dal governo una data precisa su quando e come riaprire. Per molti, però, è indispensabile tornare la lavoro all’inizio di maggio, altrimenti in tanti saranno costretti a chiudere.