A poche ore di distanza dall’annuncio dell’allentamento delle restrizioni contro il Covid-19, l’Unione delle ostetriche e degli infermieri di Malta (MUMN) ha diffuso un comunicato stampa che ritrae una situazione negli ospedali ben diversa rispetto a quella che ha portato le autorità sanitarie ad alleggerire alcune misure per il contenimento della pandemia.
L’appello degli addetti ai lavori ha dipinto un quadro “disperato” dell’ospedale Mater Dei, che per curare i ben 150 pazienti positivi al Covid-19, ha dovuto convertire tre interi reparti in aree Covid-19; gli spazi, insufficienti, sono stati adattati come possibile, arrivando ad allestire corridoi, mense ed addirittura la biblioteca.
Ai problemi di spazio, poi, si aggiungono anche quelli della carenza di personale, decimato dalla quarantena, che si appella alle autorità sanitarie affinchè vengano stoppati gli interventi chirurgici non urgenti: «La situazione è disperata e il ministro della Salute si rifiuta di fermare gli interventi non urgenti per permetterci di sopperire all’enorme afflusso di casi Covid-19 e all’elevata carenza di infermieri nei reparti. Una situazione che ha raggiunto un punto tale da far si che ogni reparto al Mater Dei presenta contagi».
MUMN ha poi concluso chiedendo al ministro della Salute di tenere ben separata la politica dalle scelte sanitarie.
Non si è fatta attendere la replica da parte delle autorità sanitarie che, parlando con Times of Malta, hanno smentito le dichiarazioni del sindacato affermando che meno del 40% dei pazienti Covid-19 ricoverati in ospedale mostrava sintomi, mentre il restante 60% ha scoperto di essere positivo al virus al momento del ricovero in ospedale per altri motivi.
«Contrariamente a quanto si sostiene, l’ospedale non è in una situazione “disperata”, ma si sta adoperando per garantire il regolare funzionamento di tutti i servizi, che sembrano però condizionati da una serie di direttive imposte dalla stessa MUMN» ha affermato al giornale maltese un portavoce del Ministero della Salute.