Il blocco quasi totale di servizi non essenziali e delle attività, un rafforzamento delle restrizioni giunte a seguito di numeri alti. Troppo alti per l’arcipelago maltese, avendo ormai toccato il record dei 510 nuovi casi in un giorno durante l’ultima settimana. Si cercano ora soluzioni per potenziare la ricettività sanitaria, facendo i conti con i limiti inevitabili della dura realtà.
Secondo le autorità circa il 61% dei nuovi contagi sarebbe correlata alla temuta “variante inglese“. Un’autentica impennata, che sta mettendo a dura prova il sistema sanitario.
Il governo intende utilizzare presto dei kit di test che consentano di verificare velocemente il ceppo per poterlo tracciare. Ciò potrebbe rivelarsi d’aiuto per comprendere la portata e le modalità di diffusione, individuando per tempo eventuali focolai della variante e pianificando le contromisure. Frattanto, si cerca di reagire all’impennata nella curva dei nuovi casi, e la maniera più ovvia e immediata è l’aumento degli spazi in terapia intensiva.
Posti letto e personale potrebbero non bastare
Purtroppo, riferisce il Times of Malta, in caso di situazioni gravi e improvvise, le persone rischierebbero di morire per carenza di spazio. E anche il personale attuale non potrebbe coprire i numeri crescenti. Per moltissimi aspetti, la situazione maltese è ormai molto simile a quelle gravi verificatisi in altri paesi come la Spagna o la stessa Italia.
Gli ospedali stanno ora gestendo un totale di sei unità di terapia intensiva dopo che gli operatori sanitari sono stati costretti ad aprire un altro reparto dedicato al COVID-19 per stare al passo con il numero crescente di pazienti che necessitano di cure intensive.
Negli ultimi giorni, infatti era già stata istituita una quarta ITU COVID-19 presso l’ospedale Mater Dei, la seconda unità aggiuntiva ad aprire i battenti dallo scorso mercoledì. In totale, ora ci sono sei unità che forniscono cure intensive, inclusa una a Gozo.
Ma aprire reparti di terapia intensiva non è sufficiente a fronteggiare la situazione senza un numero adeguato di personale con competenze specifiche. Di conseguenza, il rinvio degli interventi chirurgici non urgenti e l’eventualità di tramutare in maniera improvvisa alcuni reparti in ulteriori unità di terapia intensiva potrebbe non essere sufficiente.
Insomma, aumentare il numero di fucili disponibili a un esercito non aumenta le sue possibilità di vittoria se non ci sono abbastanza soldati per imbracciarli.
Secondo quanto riportato nella conferenza stampa di ieri dalla Sovrintendente Gauci, sono 34 le persone che si trovano attualmente in terapia intensiva tra Malta e Gozo. Non è stato però specificato quale sia il rapporto personale/paziente all’interno degli ospedali.