Sebbene il Governo maltese sembra prendere coscienza della gravità del problema, l’impressione è di essere sempre un passo dietro al virus, scrive Irene Chias.
Nuovi provvedimenti da parte del governo maltese, che torna sui suoi passi per prendere un po’ più di slancio e superare le incredibilmente timide misure annunciate nel pomeriggio di ieri, martedì 10 marzo.
La chiusura ai viaggi si estende dall’Italia a Francia, Svizzera, Spagna e Germania, l’imbarazzante richiesta di una quarantena volontaria diventa l’imposizione di una quarantena obbligatoria, come richiesto dagli anestesisti che hanno lanciato l’allarme un possibile collasso del sistema sanitario maltese in caso di epidemia.
Un segnale di presa di coscienza della gravità della questione, se non fosse che di ora in ora la situazione si fa sempre più seria e di questo passo le decisioni non raggiungeranno mai le soglie richieste da una reale opposizione al rischio.
Si continua a parlare di “casi importati”, sottolineando che fra i sei casi confermati finora il contagio non è avvenuto su territorio maltese, come se questo potesse testimoniare una fondamentale immunità di Malta alla diffusione del virus grazie forse a quelle “temperature più alte” spesso chiamate in causa anche al momento di prendere o motivare le decisioni.
Se, prima ancora che l’Oms dichiarasse la pandemia, il Malta Union of Teachers (MUT) ha richiesto formalmente al premier la chiusura delle scuole e se solo il 40% degli studenti starebbe frequentando le lezioni, vuol dire che le misure del governo non rispondono ancora alle crescenti preoccupazioni dei maltesi, sempre più consapevoli di un pericolo che non sta a guardare la nazionalità per colpire.
Infine, se lo stesso governo si riserva di aggiustare i provvedimenti sulla base dell’evoluzione del problema, vuol dire che dell’inevitabile evoluzione una consapevolezza c’è.
L’Oms è allarmata dall’inazione di molti altri Paesi, che non prendono iniziative e non mutano il loro stile di vita in attesa di assistere agli sviluppi del contagio.
Staremmo tutti più tranquilli se, a Malta e dovunque, i provvedimenti anticipassero tali sviluppi, invece di aspettarli e poi correre tentando di adeguarvisi.