I provvedimenti «d’emergenza» del Governo maltese sembrano quelli presi dal Governo italiano poco meno di un mese fa. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, scrive Irene Chias.
Dopo aver annunciato, verso la mezzanotte di lunedì 9 marzo, la sospensione dei voli e delle tratte navali con l’Italia, nel pomeriggio di martedì 10 marzo il premier Robert Abela ha comunicato le nuove misure atte a far fronte alla diffusione del Covid-19 nel Paese.
Cinque casi confermati però non fanno evidentemente del virus un’emergenza per l’Auberge de Castille, nonostante la recente esperienza della vicinissima Italia, che lunedì sera ha visto estendere lo stato di emergenza all’intero territorio nazionale.
I provvedimenti comunicati sono sconcertanti per la loro inconsistenza: si potranno avere eventi di massa fino a 2.000 persone se all’aperto e fino a 750 al chiuso; restano e senza alcuna restrizione gli eventi calcistici, Premier League inclusa. Ai residenti a Malta rientrati dall’Italia prima della sospensione dei viaggi verrà richiesta una “quarantena volontaria” di due settimane.
La giustificazione del Ministro della Sanità, Chris Fearne, in Parlamento è stata che la risposta dev’essere “proporzionata alla situazione”, quella che non sembra esattamente la logica vincente nella prevenzione di un’epidemia: come fare un vaccino non quando si è sani, ma dopo aver contratto la malattia.
La situazione in cui si trova Malta ricorda quella dell’Italia meno di un mese fa: fra il 15 e il 19 febbraio gli infetti confermati erano fermi a 3 casi; oggi, inclusi i guariti e i morti, hanno superato i 10.000.
Le misure adottate da Valletta sembrano non tenere in considerazione tutti i possibili asintomatici che sono destinati a fare schizzare i contagi durante quegli eventi al chiuso fino a 750 persone o all’aperto fino a 2000, alle partite di calcio, ai concerti, a messa, nelle affollate strade della capitale, nelle discoteche di Paceville, forse anche a scuola.
A Malta non basterà sospendere i viaggi dall’Italia, come all’Italia non è bastato fermare i voli dalla Cina. Il virus è già nel Paese e non guarda il passaporto: in Spagna oggi si contano quasi 1700 casi, in Francia i 1700 sono stati superati in queste ore, mentre la Germania punta dritta ai 1500.
Il virus è già arrivato e potrebbe continuare ad arrivare da altri Paesi.
Malta inoltre ha la densità di popolazione maggiore di tutta l’Unione europea: l’impatto del virus rischierebbe di essere ben più grave e l’epidemia ben più ingestibile.
Anche l’Italia aveva inizialmente reagito con timidezza, richiamandosi a una “proporzionalità” della reazione. Dopo tutto, l’Italia non era la Cina proprio come oggi Malta non è l’Italia. E i risultati di questo approccio sono sotto gli occhi di tutto il mondo.
Perché e così difficile trarre insegnamento dall’esperienza altrui?