Secondo i dati raccolti dai medici dell’Unità di Terapia Intensiva del Mater Dei Hospital, i pazienti COVID-19 ricoverati in quel reparto hanno un tasso di mortalità del 60%, nonostante ricevano supporto da un ventilatore.
Alcuni medici del reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale Mater Dei hanno recentemente condiviso con i media dei dati allarmanti: ogni 10 pazienti ricoverati in ITU, 6 soccombono per complicazioni. Il dato cresce (si parla del 70%) se il paziente sviluppa anche insufficienza renale.
Tuttavia, queste cifre sono simili a quelli di altri ospedali all’estero, ma a Malta, i fattori che peggiorano le possibilità di sopravvivenza, oltre l’età avanzata, sono la percentuale più alta di pazienti di sesso maschile, una maggiore incidenza di malattie cardiache e renali croniche e una percentuale più alta di pazienti che necessitano sia di ventilazione che di dialisi durante la malattia.
Dati important sul raparto di Terapia Intensiva del Mater Dei:
- Il reparto di Terapia Intensiva del Mater Dei ha ricoverato 72 pazienti affetti da polmonite da COVID-19 dallo scoppio dell’epidemia a marzo e 15 di questi sono attualmente in terapia intensiva.
- L’età media di un paziente in Terapia Intensiva è di 66 anni e oltre l’80% è di sesso maschile.
- Tutti i ricoverati in Terapia Intensiva hanno avuto una grave insufficienza respiratoria e mentre alcuni sono migliorati dopo meno di una settimana con l’ossigenoterapia, la maggior parte ha richiesto la ventilazione meccanica.
- Sia coloro che sono sopravvissuti che i deceduti, hanno necessitato del supporto ventilatorio per una media di due settimane, ma questo è un dato che comunque varia tra i quattro e i cinquanta giorni.
I medici hanno anche avvertito di una sensibile crisi di risorse: da metà novembre, tra i 15 ei 18 pazienti COVID-19 sono stati costantemente trattati in ITU, oltre ad altri pazienti critici ricoverati per per problemi di salute come ictus, traumi e complicanze post-operatorie. Ciò significa che le risorse in ITU sono già sovraccariche e i dati sulla pandemia hanno dimostrato come questo riduca le probabilità di sopravvivenza dei pazienti.
Per ultimo, ma non per importanza, il rapporto infermiere-paziente è stato ridotto per creare più posti letto e accogliere tutti i pazienti COVID-19 in condizioni critiche. La presenza di un adeguato numero di infermieri è di vitale importanza: ogni paziente che si stia riprendendo da malattie gravi ed episodi di terapia intensiva, oltre al trauma psicologico, può avere difficoltà con le più semplici attività della vita quotidiana, incluso semplicemente alzarsi dal letto da soli, lavarsi e mangiare, poichè il ripristino dell’atto del deglutire richiede settimane per tornare alla normalità. La sindrome post-terapia intensiva potrebbe richiedere mesi di riabilitazione, sono molti infatti i sopravvissuti COVID che trascorrono lunghi periodi in ospedale dopo aver lasciato l’ITU. Il virus, inoltre, danneggia il sistema immunitario, con il risultato che oltre la metà dei pazienti sviluppa gravi infezioni batteriche secondarie nei polmoni e nel sangue.
Purtroppo, data la situazione attuale, si prevede che i decessi COVID-19 a Malta saliranno a sei al giorno entro metà dicembre.