Secondo il sottosegretario Julia Farrugia Portelli, le regole sulla cannabis in vigore in Islanda sarebbero quelle più adatte per Malta.
Sono molti i paesi che hanno legalizzato la cannabis, ma solo in pochi ne è permessa la liberalizzazione a scopo ricreativo. Il quotidiano Malta Today ha fatto il punto sulla situazione maltese.
Nel 2017 l’impegno del primo ministro Muscat, per iniziare a discutere su delle leggi che regolassero l’uso della cannabis, avevano fatto pensare ad un modello simile a quello olandese.
L’approccio a questa scottante tematica, secondo Portelli, dovrebbe essere affrontato secondo tre direttive ben distinte, in parte già attuate.
Dal punto di vista dell’uso medico dei cannabinoidi, la legge del 2015 già consente l’uso della pianta a livello terapeutico. Con le modifiche dell’anno successivo, a Malta è più facile per i medici prescrivere il farmaco a base di cannabis ai pazienti.
In merito alla produzione, grazie alle leggi del 2018, vi sono delle società multinazionali che coltivano la cannabis nell’arcipelago maltese.
Per il consumo “ricreativo”, infine, nel 2015 è stata approvata una legge che depenalizza il possesso dello “spinello”, ma è quasi certo che Malta non sarà la nuova Amsterdam: non ci saranno infatti sull’isola dei coffee shop, sul modello olandese.
Veniamo alla politica sviluppata in Islanda. Un lungo studio sui giovani islandesi ha dimostrato che lo sport, il sentirsi bene a casa e a scuola, e il divieto di uscire in tarda notte per i giovanissimi, sia legato ad una riduzione dell’uso di alcol e sostanze stupefacenti.
La campagna sociale avviata dai vari governi islandesi, a partire dal 1998, ha visto scendere i giovani bevitori di alcolici dal 42% al 5%, e quello dei consumatori abituali di cannabis dal 17% al 7%.
Entro la fine di questo 2019, verrà avviata anche a Malta una campagna di sensibilizzazione, della durata di 18 mesi, rivolta a studenti, genitori, insegnati, e popolazione in generale. Alla fine dell’anno verrà invece lanciata una consultazione pubblica.