Il nuovo Governo angolano ha accusato l’imprenditrice Isabel dos Santos di corruzione per l’utilizzo di risorse pubbliche a scopo di arricchimento personale e ha congelato i suoi conti, insieme a quelli del marito e del presidente del Banco de Fomento Angola Mario da Silva. Per i suoi scopi Isabel avrebbe utilizzato società a Malta a lei collegate e dirette dall’ex parlamentare Noel Buttigieg Scicluna, stringendo di fatto accordi illegali per la giurisdizione angolana.
Il patrimonio personale di Isabél Dos Santos, figlia dell’ex Presidente dell’Angola José Eduardo Dos Santos, è stimato dalla rivista americana Forbes in oltre 2,2 miliardi di dollari.
Nel 2015 Isabél, ora 46enne, è entrata in possesso del 65% della portoghese Efacec Power Solutions, appoggiandosi alla Winterfell Industries per concludere un accordo di oltre 194 milioni di euro.
Successivamente, la compagnia energetica statale angolana ENDE ha acquisito il 40% di Winterfell: stando al periodico Económico è lo stesso José Eduardo a dare l’approvazione.
Il restante 60% della Winterfell è detenuta da Niara Holding, di proprietà della Dos Santos. Ciò rende lo stato dell’Angola proprietario del 26% di Efacec, grazie alla società maltese di Isabél.
L’energia non è l’unico settore di cui la donna si occupa: diamanti, banche e telecomunicazioni, di solito con partecipazioni nelle società statali del suo paese sono per lei pane quotidiano.
Spesso accusata di arricchire la dinastia dos Santos a spese della nazione, nel 2016 ha diretto la compagnia petrolifera statale Sonangol, nominata da suo padre José.
Nomina che non sfugge ad accuse di nepotismo e nel 2017 viene “deposta” da Joao Lourenço, l’uomo che suo padre stesso ha scelto come proprio successore.
Lourenço promette un brusco cambio di rotta sulla corruzione pubblica, rivoltandosi contro i dos Santos, e cercando di recuperare più di 890 milioni di Euro che sarebbero dovuti da Isabél alla sua amministrazione.
L’ordinanza sul congelamento dei conti si applica anche al marito di Isabél, Sindika Dokolo.
L’accusa
Secondo il tribunale, la dos Santos ha utilizzato l’agenzia nazionale dei diamanti Sodiam e la propria società Exem Mining BV, per acquisire la svizzera De Grisogono.
Questo tramite Victoria Holding, una delle sue compagnie maltesi.
Sodiam avrebbe investito 146 milioni di dollari attraverso un prestito della banca BIC, con garanzia sovrana dello stato angolano, che rimborserebbe il debito senza però riceverne profitto.
A causa di questo coinvolgimento le sue attività con BIC, di cui Isabél detiene il 42.5% grazie anche alla maltese Finisantoro, sono state ugualmente congelate.
La storia vista dagli occhi di Isabel…
Per onestà di cronaca, riportiamo le affermazioni della dos Santos.
A sua difesa, punta a evidenziare che i processi a suo carico sono avvenuti senza venirne informata o resa partecipe, e descrive l’evento come un attacco personale, mossole per ragioni politiche.
“Ho scoperto che un processo era stato tenuto in totale segretezza in Angola per decidere ed emettere un ordine di congelamento sui miei beni. Nessun legale al mio fianco, né i direttori delle mie compagnie.
Siamo stati informati solo a decisione presa, alle nostre spalle. Ho trascorso le ultime 24 ore cercando di dare garanzie al mio personale e alle famiglie interessate da questo ordine che non dobbiamo arrenderci.
Userò tutti gli strumenti del diritto angolano e internazionale a mia disposizione per combattere questa decisione e assicurarmi che la verità venga fuori”.
…E dagli occhi di Rafael Marques de Morais.
Il giornalista e attivista in materia di diritti umani de Morais sta affrontando diversi processi di diffamazione in Angola per le sue rivelazioni sul caso “diamanti insanguinati”.
Negli ultimi 25 anni ha investigato sull’origine del patrimonio dos Santos, e non ha dubbi che la famiglia abbia interessi in società governative.
“La comprovata collaborazione tra Isabel dos Santos, Sindika Dokolo e Sodiam equivale a un conflitto di interessi in flagrante”
“Tali collaborazioni non sono riconosciute in Angola e non appaiono quindi nei registri di Sodiam, bensì solo a Malta.
Prossimamente il presidente potrebbe essere perseguito per questo, nonché per corruzione e reindirizzamento di risorse statali, quali i diamanti, per l’arricchimento illecito della propria famiglia.
Non possono nascondere oltre attraverso società di comodo a Malta queste ricchezze”.
In difesa della giurisdizione Maltese?
Nel “lanciare” Malta quale centro internazionale di servizi finanziari, i leader del paese lo intendevano come luogo in cui le società avrebbero pagato le tasse e archiviato bilanci verificati professionalmente, in linea con la legge.
Sulla base di questa considerazione l’ex parlamentare nazionalista Noel Buttigieg Scicluna ha in passato difeso la struttura di pianificazione fiscale maltese.
Ma è proprio lui che oltre a co-amministrare la Winterfell gestisce altre società collegate: Victoria Holding, Victoria Limited, Finisantoro Holding, Kento Holding, Piccadilly Holdings, per citarne alcune.
Tramite Kento, di proprietà di Dos Santos e del marito Sindika Dokolu, passano gli investimenti nelle telecomunicazioni, mentre Finisantoro investe sul Banco BPI di Lisbona.
Rispetto al successo in ambito finanziario, dei diamanti e delle telecomunicazioni dell’Angola, alcune delle società maltesi affidate a Buttigieg non sarebbero però sempre redditizie.
Fonte: Malta Today