Trentotto organizzazioni della società civile si sono unite all’appello del Malta Refugee Council chiedendo il rilascio immediato dei cittadini etiopi arrestati nei giorni scorsi e trasferiti in un centro di detenzione in attesa di essere rimpatriati nel loro Paese d’origine.
«Siamo tutti scioccati e rattristati nell’apprendere ciò. Questi individui hanno vissuto e lavorato legalmente a Malta per molti anni, con il permesso delle autorità» si legge nel comunicato congiunto diffuso dalle Ong, sottolineando come i diversi raid condotti di recente dalle autorità per l’immigrazione che hanno preso di mira coloro che si sono visti respingere la richiesta di asilo «hanno provocato onde d’urto in tutta la comunità dei rifugiati».
Tra di loro non vi erano soltanto persone arrivate a Malta di recente, ma anche cittadini che sul territorio risiedevano da vent’anni lavorando legalmente, pagando tasse e contributi previdenziali e che «nel giro di pochi minuti si sono visti stravolgere la vita senza alcun preavviso, costretti a lasciare casa, lavoro, amici e i propri beni (..) per essere portati nel primo posto che hanno conosciuto di Malta, un centro di detenzione, mentre sono in corso le procedure che li rispediranno in un Paese che conoscono a malapena, dove il loro sistema di supporto potrebbe essere inesistente, esposti a pericoli».
Ricordando, quindi, il fatto che Malta sia a tutti gli effetti anche la “casa” di queste persone, non solo perché hanno pagato le tasse, ma anche perché hanno fornito un contributo alla collettività, le organizzazioni hanno sottolineato come «queste crudeli ed inutili azioni abbiano un impatto devastante sull’intera comunità», visto che in un istante «dissipano il senso di sicurezza costruito nel tempo, sostituendolo con un’opprimente sensazione di fragilità, sfiducia e paura».
Il Malta Refugee Council e le trentotto Ong hanno fatto appello al governo affinché venga creato un iter di regolarizzazione per queste persone e per tutti coloro che hanno vissuto e lavorato regolarmente sul territorio per anni, e che si sono visti respingere la richiesta di asilo.
Un percorso che definiscono possibile, visto ciò che accade in altri Stati membri dell’UE e, per questo, il Consiglio si è detto “pronto” a impegnarsi con il Ministero dell’Interno su questa questione urgente.
Chiedendo il rilascio immediato delle persone trasferite nei giorni scorsi nel centro di detenzione, le organizzazioni hanno invitato i cittadini ad opporsi alla «pratica disumana di radunare persone che hanno costruito la loro vita qui e sono diventate, in più di un modo, parte di ciò che siamo», citando infine Bryan Stevenson per ricordare come «siamo tutti responsabili quando permettiamo che altre persone vengano maltrattate. L’assenza di compassione può corrompere la decenza di una comunità».
Il comunicato è firmato da aditus foundation, African Media Association (Malta), Blue Door Education, Caritas Malta, Chaplain of Corradino Correctional Facility, Chaplains of Mater Dei Hospital and of SAMOC, Christian Life Community (CLC) – Malta, Dar Hosea, Department of Disability Studies, University of Malta, Department of Social Policy and Social Work, University of Malta, Department of Youth, Community and Migration Studies, University of Malta, Djar tal-Knisja għall-Anzjani, Drachma LGBTI+ Parents, Fondazzjoni St. Jeanne Antide, Fondazzjoni Suret il-Bniedem, Humanists Malta, Jesuit Refugee Service (Malta), KOPIN, Kummissjoni Ġustizzja u Paċi, Arċidjoċesi ta’ Malta, Men Against Violence, MGRM (Malta LGBTIQ Rights Movement), Migrants Commission, Migrant Women Association Malta, Migrant Offshore Aid Station (MOAS), Millenium Chapel, Moviment Graffitti, Faculty of Education, University of Malta, Faculty of Social Wellbeing, University of Malta, Paulo Freire Institute Foundation, PEN Malta, Repubblika, Segretarjat Assistenza Socjali – Azzjoni Kattolika Maltija, SOS Malta, Spark15, Sudanese Community Malta, Victim Support Malta, Women’s Rights Foundation, Youth Alive Foundation.