L’Arciprete della basilica di St. George a Victoria, monsignor Joseph Curmi, ha sollevato aspre critiche contro le attività commerciali che hanno occupato gran parte della piazza antistante la chiesa, definendoli “rubaterra”, artefici di una situazione «intollerabile» e «al limite» che ha reso impraticabile l’organizzazione delle funzioni religiose, dai matrimoni ai funerali, ostacolando inoltre il passaggio dei pedoni nella piazza considerata il cuore pulsante della città: «Abbiamo provato la buona volontà, il dialogo e il compromesso incontrando i proprietari delle attività. Abbiamo intavolato trattative con polizia e autorità ma tutti insistono che non è di loro competenza», il commento eloquente di Curmi pubblicato attraverso il profilo Facebook della basilica situata in St. George Square.
Una situazione di «anarchia» e che, secondo l’Arciprete, sarebbe simile a quanto accade in numerose altre aree pedonali sul territorio, invase da tavoli e sedie dei ristoranti e dei caffè circostanti, sollevando episodi grotteschi quali cordogli funebri chiamati a farsi strada a suon di clacson o sposi costretti a supplicare per poter entrare in chiesa nonostante abbiano pagato un regolare permesso:
«Le persone hanno il diritto di organizzare funerali e matrimoni dignitosi. Hanno il diritto di libero accesso su una sedia a rotelle o con un passeggino. Hanno anche il diritto di attraversare la piazza, ma tutto ciò viene ostacolato»
La denuncia di Curmi è stata ripresa dai membri della Soċjetà Filarmonica La Stella che, a Newsbook Malta, hanno raccontato le difficoltà incontrate durante un corteo del 2022, quando non riuscirono ad attraversare St. George Square a causa delle strutture esterne installate dalle attività. Una situazione che li portò a chiedere l’intervento della polizia, risultato poi un tentativo vano visto che replicò loro di non avere l’autorità per rimuovere i tavoli e le sedie.
Secondo il comunicato della Basilica di St. George, le quattro vie d’accesso alla piazza continuano ad essere bloccate abusivamente dai proprietari degli esercizi commerciali, sicuri della mancanza di provvedimenti presi contro di loro, nonostante «solo il popolo avrebbe diritto ad occupare il suolo pubblico», conclude il comunicato a firma del monsignor Joseph Curmi.