Sette dipendenti della casa di riposo St. Vincent De Paul sono stati sospesi a seguito della scomparsa dell’ottantatreenne Karmenu Fino, risalente alla notte del 28 giugno scorso.
Un’inchiesta interna indetta dal ministro per l’Invecchiamento attivo Jo Etienne Abela e condotta dal giudice Geoffrey Valenzia ha infatti attribuito la responsabilità degli eventi al personale in servizio quella notte, colpevole, secondo quanto emerso, di condotta negligente.
Quattro addetti alla sicurezza, due badanti e un infermiere, tutti di nazionalità maltese: questo è l’organico coinvolto nelle sospensioni eseguite dalla Commissione per il Servizio Pubblico a carico del personale della casa di riposo ritenuto responsabile della scomparsa di Fino, l’anziano di cui ormai da due mesi si è persa ogni traccia.
La notte del 28 giugno, difatti, sembra che non siano state rispettate e seguite correttamente le procedure assegnate al personale di turno, creando terreno fertile per la fuga di Karmenu Fino, ospite della casa di riposo St. Vincent De Paul.
L’uomo, 83 anni e affetto da demenza senile, si era allontanato indisturbato dalla struttura intorno alle 3 del mattino, uscendo da un cancello che sarebbe dovuto essere chiuso, come hanno mostrato i filmati registrati dalle telecamere di sicurezza della zona.
«L’inchiesta ha concluso che l’incidente si è verificato perché sono state trascurate le pratiche di base che avrebbero dovuto essere seguite dal personale responsabile della cura degli anziani e vulnerabili», questo il parere emerso a seguito delle indagini e dei colloqui privati tenuti con sedici dipendenti della struttura, otto dei quali in turno quella sera, consentendo di intraprendere dei provvedimenti temporanei nei confronti di sette persone che si trovano ora sospese dal lavoro con stipendio dimezzato; condizione che, secondo quanto riportano i media locali, verrà mantenuta fino a quando la polizia non terminerà le indagini.
Reagendo alla sospensione, intanto, uno degli infermieri avrebbe avanzato la richiesta di procedere con una nuova inchiesta, lamentando il fatto che la responsabilità sia finita completamente a carico del personale, mentre nessuna azione è stata intrapresa nei confronti del ministro Abela.
Nel frattempo si attendono ancora i risultati dei test del DNA sul cadavere rinvenuto il 14 luglio scorso nei pressi di un parcheggio a Birzebbugia. Sembrerebbe che lo stato di decomposizione del corpo stia rendendo difficoltoso il processo di identificazione della vittima.