Malcontento diffuso a Cottonera dove 141 residenti si sono rivolti alle autorità competenti presentando una lettera di reclamo in merito alle attività svolte dal cantiere “Palumbo-Msc” che a detta loro non sarebbero a norma e non rispetterebbero l’ambiente e gli stessi cittadini che abitano nelle zone limitrofe. La missiva di protesta indirizzata all’Autorità per l’ambiente e le risorse (ERA), contiene le lamentele dei residenti delle località che fanno parte di Cottonera, i quali denunciano le attività del cantiere che negli ultimi tempi sembrano essere incrementate e con esse i rumori, soprattutto nelle ore notturne, così come gli odori che si sprigionerebbero dai luoghi operativi creando fastidi di una certa entità.
Le famiglie firmatarie asseriscono, inoltre, di non riuscire più a riposare a qualsiasi ora della notte a causa del frastuono e di non potere respirare correttamente per i detriti e le polveri che si sollevano dal molo numero quattro, tanto che alcune di loro si sarebbero già trasferite altrove, per tutelare anche la salute dei più piccoli. A questo proposito, sempre i sottoscrittori, citano il permesso ambientale (EP 0023/17) rilasciato dall’ERA ai Cantieri Palumbo, sottolineando come questo non faccia alcun accenno alle norme a cui quest’ultimo dovrebbe attenersi nello svolgere le operazioni rumorose.
Ma la lettera di denuncia non sembra essere stata l’unica azione portata avanti dai cittadini, che già in passato avevano presentato diversi esposti alla polizia sugli estremi disagi e danni causati dal cantiere Palumbo-MSC. Le autorità competenti, dal canto loro, in diverse occasioni, hanno asserito che le lamentele dei residenti non possono essere fatte valere data la natura stessa dell’attività del cantiere. Infatti, sempre il permesso EP 0023/17 non includerebbe orari per la limitazione delle operazioni rumorose e altre disposizioni a tutela del quieto vivere dell’area densamente popolata di Cottonera.
«Sono prigioniero in casa mia, incapace di aprire una sola finestra o dormire bene a causa dell’odore e del rumore terribile a tutte le ore del giorno e della notte. Capisco che il cantiere navale debba funzionare, ma si trova in una zona densamente popolata e la nostra salute, il nostro benessere dovrebbero essere rispettati. Sono rimasto scioccato nel sentire che il permesso dell’ERA non include parametri che regolano l’impatto delle operazioni su di noi!» ha dichiarato Josianne Micallef, residente di Senglea.
La società, dal canto suo, che ha alle spalle oltre mezzo secolo di attività e che oggi è uno dei maggiori player internazionali per la costruzione, la manutenzione ed il refitting navale, si è detta “addolorata” e “sconcertata” dalla presa di posizione degli abitanti dell’area. La risposta da parte di Palumbo non si è fatta troppo attendere, affermando di avere a cuore la situazione e di prendere seriamente la questione legata alla salute e alla sicurezza e che l’ERA ha recentemente rinnovato il permesso ambientale per il cantiere.
«Solo ieri sera siamo usciti anche noi a monitorare il rumore generato dal cortile e abbiamo confermato che il livello di decibel non supera il volume di una normale conversazione», ha detto Palumbo, reagendo così alle affermazioni dei residenti, secondo cui i livelli di rumore hanno superato quello che è considerato “sicuro”. Quest’ultimo ha inoltre voluto rassicurare la popolazione invitando il pubblico a constatare di persona che le operazioni incriminate si svolgono nel massimo rispetto dell’ambiente. Sulla questione legata poi agli olezzi, Palumbo ha asserito che dal cantiere non si sprigionano cattivi odori, incoraggiando anche le autorità a indagare sulle reali motivazioni che hanno fatto nascere il malcontento diffuso e ha ancora una volta affermato che: «La qualità dell’aria è costantemente monitorata dall’ERA e la lettura di venerdì 4 novembre è stata giudicata regolare. Le informazioni sono disponibili gratuitamente sul sito web dell’ERA. Abbiamo rilevato il cantiere 13 anni fa e da allora abbiamo completamente potenziato le operazioni nell’interesse della nostra comunità, dell’ambiente e dei nostri clienti. Tuttavia, non possiamo essere incolpati per tutto ciò che accade nel porto».