La piantumazione di una manciata di alberi autoctoni e un ridimensionamento del progetto. È bastato questo a Joseph Portelli per ottenere il permesso di costruire una piscina in un terreno protetto della valle di Gozo, al di fuori della zona di sviluppo (ODZ). A dare il via al magnate dell’edilizia gozitano è stata la Commissione di pianificazione, nonostante i dubbi iniziali. Il benestare sarebbe infatti arrivato dopo un iniziale rifiuto, mai però concretizzatosi.
Le modifiche apportate al progetto hanno poi fatto il resto, facendo cedere l’Autorità alle proposte di Portelli e dei fratelli Agius, suoi soci. Nell’affare compare anche Daniel Refalo. La piscina sarà parte integrante di un palazzo, affacciato sulla valle di Marsalforn e di proprietà dello stesso Portelli.
Autore del progetto è l’architetto Salvatore Micallef, che afferma di aver adeguato la proposta di costruzione allineandosi a sviluppi edilizi simili presenti nella valle. Dal canto suo, il presidente della Commissione Martin Camilleri afferma che il progetto rientra nello spirito di pianificazione edilizia di Gozo, e il relativo “via libera” sarebbe arrivato proprio a fronte di questo aspetto.
Molte persone però disapprovano la decisione. Tra queste, il sindaco di Xaghra, Christian Zammit. Secondo il primo cittadino la strada intrapresa dalla Commissione creerebbe un precedente pericoloso. Il concetto è semplice: sei fai un’eccezione, potresti essere costretto a farne altre, andando così a deturpare sempre di più l’isola.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Zammit ci sono anche la Soprintendenza per i Beni Culturali e l’Autorità per le Risorse Ambientali (ERA), preoccupate anch’esse per un possibile aumento delle concessioni edilizie in zone protette.
Ancora prima della decisione finale della Commissione, le ONG Din l-Art Ħelwa Għawdex, Flimkien għal Ambjent Aħjar, Għawdix, Moviment Graffitti e Wirt Għawdex avevano diramato un comunicato piuttosto critico neo confronti dell’Ente: «Dopo che il governo eletto ha promesso nel suo manifesto di proteggere le periferie dei villaggi da sviluppi distruttivi, concedere un permesso del genere sarebbe politicamente dannoso e manderebbe un messaggio sbagliato. È fondamentale tradurre in azione le promesse, in particolare in un caso come questo che avrebbe dovuto essere già rifiutato viste le evidenti violazioni delle politiche di pianificazione, i danni agli habitat naturali e alle valli di Gozo e il fatto che funzionari della stessa Autorità di Pianificazione abbiano raccomandato il rifiuto. È scandaloso che la Planning Authority trovi ancora così difficile proteggere i paesaggi sensibili situati in zone protette fuori dalle aree di sviluppo, anche se lo stesso governo promette di farlo. Questa applicazione di pianificazione non avrebbe mai dovuto arrivare così lontano in primo luogo».
«Nonostante questo progetto sia devastante ed immorale, violando politiche ambientali una dietro l’altra, l’Autorità di pianificazione ha fatto ancora una volta ciò che voleva a discapito dei bisogni della gente e del futuro di Gozo. Al suo interno ci sono dei grandi imprenditori con le tasche colme di denaro e distruttive» ha affermato Moviment Graffitti in una nota diffusa sul web.
Ora, con l’approvazione del progetto si prospettano settimane di polemiche e di proteste, anche da parte dei numerosi residenti della valle contrari alla costruzione della piscina di Portelli. Se la situazione non dovesse cambiare, la prima a essere sconfitta sarà la natura, la cui sopravvivenza è sempre più messa a repentaglio dall’avidità umana.
La contiguità tra classe politica, burocrazia amministrativa e speculatori immobiliari permette di dare un aspetto di pseudo legalità ad opere in realtà abusive.
In uno spazio cosi limitato come l’isola di Malta la mancata tutela delle aree protette e – più in generale – il consumo di suolo, finiranno col portare al collasso l’intero sistema territoriale che ha risorse limitate ed equilibri assai fragili.
Facile prevedere che nel giro di qualche anno – con il dispiegarsi degli effetti del cambiamento climatico – Malta dovrà subire emergenze ambientali che ne porranno a rischio la vivibilità.