Un gruppo di cittadini gozitani si è riunito venerdì per protestare contro le speculazioni che danneggiano gli agricoltori ed i residenti ai quali vengono sottratte le terre a vantaggio delle società di costruttori di immobili.
Secondo quanto dichiarato dalla ONG Moviment Graffiti, la vicenda vede coinvolto l’arcivescovo Charles Scicluna, bersaglio delle proteste da parte dei residenti dopo aver testimoniato al tribunale di Gozo circa il suo coinvolgimento nella sottrazione delle terre agli agricoltori gozitani.
Il caso riguarda una famiglia che da ben quattro anni tenta di rivendicare i propri diritti dopo i ripetuti tentativi di sfratto dalla loro casa costruita su un terreno di loro proprietà da 130 anni.
L’area su cui sorge l’abitazione è però collocata in una zona appartenente ad una fondazione medievale diretta da Cosmana Navarra, impegnata nella raccolta fondi per opere religiose.
La direttrice attribuì all’arcivescovo i poteri decisionali su tali fondi, quali la facoltà di nominare (e revocare) il rettore amministrativo, nonché di accogliere o porre il veto sulle questioni relative ai trasferimenti dei terreni proposti dal rettore.
Ma nel 2017 l’arcivescovo Scicluna ha deciso di “rinunciare” ai sui diritti decisionali sui trasferimenti dei terreni, nominando come rettore l’avvocato Patrick Valentino.
Nei contratti fondati su diritti di discendenza, l’arcidiocesi e l’arcivescovo avevano accolto la pretesa avanzata dalla famiglia Stagno Navarra, senza però esigere alcuna prova a sostegno di tale richiesta.
Successivamente il nuovo rettore decise in maniera arbitraria di concedere quei terreni edificabili ad alcune società che, a loro volta, li hanno ora messi in vendita destinandoli alla costruzione di immobili.
Tra le terre cedute dal rettore c’è anche quella di proprietà della famiglia, che è stata concessa ancor prima che il tribunale decidesse nel merito della questione.
I manifestanti, accomunati dalla stessa sorte, hanno quindi deciso di dare voce alla loro rabbia radunandosi fuori dal tribunale per esprimere solidarietà alla famiglia che rischia lo sfratto, e mostrare la loro disapprovazione verso l’arcivescovo che con la sua rinuncia ha contribuito fortemente ai problemi e alle sofferenze della comunità.