Dal fondo del mare a gioielli da polso e portachiavi, in un circolo virtuoso che mette in campo tecnologia, industria e pulizia dei fondali marini volta al recupero di preziose risorse.
È l’iniziativa lanciata dall’Unità per il Patrimonio Culturale Subacqueo (UCHU) di Heritage Malta che, nei giorni scorsi, ha recuperato in alcuni siti sommersi un buon quantitativo di “reti fantasma” per poi spedirle in Germania dove, grazie alla collaborazione con l’azienda tedesca Bracenet, il materiale recuperato è stato riciclato e utilizzato come risorsa primaria per la produzione di braccialetti e portachiavi.
Nel 2020, l’UCHU, in collaborazione con il locale ATLAM Subaqua Club, ha avviato una serie di immersioni per rimuovere le reti da siti in cui si trovano relitti protetti da Heritage Malta: Junkers JU88, HMS Nasturtium, HMS Southwold bow, e B24 Liberator.
Il “materiale fantasma” (attrezzi per la pesca abbandonati, smarriti o scartati) costituisce circa il 10% dei rifiuti di plastica che ogni anno inquinano oceani e mari di tutto il mondo rappresentando un serio pericolo per l’ecosistema marino a causa della loro lunga permanenza nelle acque che può durare decenni.
I siti dove “riposano” i relitti storici fungono da naturali bacini idrografici per gli attrezzi da pesca scartati, e spesso queste reti si aggrappano a strutture più grandi, come quelle dei relitti delle navi sommerse, andando quindi a compromettere il patrimonio storico culturale dell’arcipelago, oltre a fauna e flora marina. Senza considerare che rappresentano anche una minaccia per i subacquei, molte volte ignari dei pericoli celati da questi materiali di scarto.
A Malta, la presenza di “reti fantasma” su siti storici di relitti è stata rilevata grazie alle indagini subacquee, spingendo Heritage Malta ad avviare un progetto di rimozione dei materiali continuativo, tanto che altre azioni di bonifica dei fondali marini sono già state pianificate dall’UCHU per i prossimi mesi.