Il Consiglio Locale di St. Julian’s si è rivolto a Facebook per chiedere spiegazioni urgenti e risolutive alle autorità competenti, dopo essersi dichiarato «non soddisfatto» dei progressi compiuti sinora a Balluta Bay.
La rinomata lingua di sabbia è chiusa al pubblico ormai da due mesi (24 maggio scorso), in piena stagione balneare, e ancora ad oggi non sono chiare le cause della contaminazione. A peggiorare il tutto, negli ultimi giorni ci si è messo anche l’insolito colore verdastro che ha tinto le acque della baia, destando preoccupazione tra residenti e turisti che ogni estate prendono d’assalto la località.
Attraverso un comunicato, il Comune della cittadina ricorda che, il 5 luglio, la Water Services Corporation aveva dichiarato che le acque reflue non stavano più fluendo nella baia ma, nonostante ciò, quest’ultima è rimasta chiusa alla balneazione.
E sul problema del mare tinto di color verde, all’amministrazione comunale di St. Julian’s non sono andate giù neanche le motivazioni fornite dall’ERA e dal Dipartimento per la Salute Ambientale che, attraverso un comunicato congiunto, hanno imputato la causa del problema alle fioriture algali dovute al caldo e agli sbalzi di temperatura.
«Desideriamo richiamare l’attenzione delle autorità sul fatto che abbiamo avuto temperature anche più alte di quelle attuali e tale fenomeno non si è verificato in precedenza. Inoltre, le fioriture algali sono frequentemente causate da un aumento delle acque reflue» dichiara il Comune che, vista la situazione, chiede alle autorità indicazioni chiare «poiché dispongono degli strumenti necessari per farlo, a differenza nostra».
Inoltre, rivolgendosi sempre ai dipartimenti di competenza, il Consiglio locale di St. Julian’s chiede se i cartelli che vietano la balneazione possano essere rimossi, pertanto di fornire informazioni utili ai cittadini affinchè sappiano cosa sta accadendo a Balluta Bay e confermino se è possibile tornare a nuotare o meno nella baia; questo «dopo che diverse email inviate dal Comune sono rimaste senza risposta».