È bufera attorno agli escavatori avvistati mercoledì mattina sulla spiaggia di Armier Bay, impegnati in quelli che il Ministero del Turismo ha definito «interventi di pulizia continua e regolamentata in tutto il Paese» da parte della Divisione Pulizia e Manutenzione, smentendo quanto diffuso da Moviment Graffitti.
Attraverso un post diffuso su Facebook, la Ong aveva infatti lanciato l’allarme sui lavori «del tutto illegali e senza permesso» che hanno creato «ingenti danni alle dune di sabbia», «un habitat raro e protetto (..) in cui si trovano specie di piante non presenti in altri luoghi a Malta».
Inoltre, sempre gli attivisti hanno dichiarato che gli escavatori stavano spostando e rimuovendo la sabbia per ricoprire la spiaggia con il cemento, mettendo a rischio l’integrità del luogo.
«Alcune fonti ci hanno detto che questi lavori vengono fatti per “dare spazio” ai proprietari degli stabilimenti balneari di questa spiaggia, la cui identità sembra essere celata dalla Land Authority che non vuole far sapere chi sono» conclude Moviment Graffitti.
Dichiarazioni smentite in toto dal Ministero del Turismo, che in tutta fretta attraverso alcuni giornali maltesi ha fatto sapere che i lavori eseguiti sono stati «regolari e ordinari», e non hanno avuto bisogno di ricevere alcun permesso «perchè non sono state rimosse alghe». Inoltre, «non sono previsti progetti per cementificare la spiaggia, come affermato».
Tuttavia, a proposito di “alghe” e flora selvatica locale, tra i commenti sotto al post della Ong figura anche quello di Steve Zammit Lupi, giovane attivista e consigliere locale indipendente di Zebbug, che nelle foto diffuse da Moviment Graffitti ha «chiaramente identificato» tra le dune di sabbia delle piante di giunchiglia di mare, specie «rigorosamente» sotto tutela ambientale.
E, sempre sull’argomento, un altro utente social ha creato un parallelismo con quanto sta avvenendo in una spiaggia di Cagliari, dove un’area caratterizzata da dune di sabbia è stata recintata e posta sotto protezione per poter essere opportunamente rigenerata nel rispetto dell’ecosistema. «Questo è il modo in cui dovremmo trattare le nostre dune di sabbia» ha commentato la donna diffondendo la foto da lei scattata lo scorso fine settimana nella località sarda.